Hanno trasformato un tratto di Adriatico in una cava sommersa, scavando rocce e scogliere per strappare i datteri di mare e rivenderli a cifre da lusso. È l’esito di due anni di pedinamenti, appostamenti e intercettazioni: 35 persone arrestate, per un totale di 57 indagati, con l’accusa di associazione per delinquere e “disastro ambientale”.
L’operazione – All’alba, la capitaneria di porto di Molfetta, sotto il coordinamento della Procura di Trani, ha eseguito misure cautelari contro una presunta organizzazione che riforniva pescherie, ristoranti e privati tra Giovinazzo e Barletta. Venticinque indagati sono finiti in carcere e dieci ai domiciliari. Le coste del nord barese sarebbero state sistematicamente perforate con martelli e altri strumenti, devastando l’habitat subacqueo.
Le indagini – L’inchiesta è partita dal sequestro di prodotto ittico della polizia marittima di Molfetta. Da lì la ricostruzione della rete di venditori e acquirenti, grazie a intercettazioni telefoniche, telecamere nei luoghi di deposito e vendita, appostamenti, pedinamenti, osservazioni notturne in mare e analisi dei social. Sono stati individuati tre gruppi di pescatori abusivi, spesso cooperanti, e oltre 30 intermediari incaricati di piazzare il “prodotto” sul mercato.
Le misure – L’ordinanza del gip di Trani ha disposto, a vario titolo, misure per associazione per delinquere, ricettazione, distruzione di beni paesaggistici, inquinamento ambientale e disastro ambientale. Oltre agli arresti, sono scattati tre obblighi di dimora e undici divieti di dimora ed esercizio di attività d’impresa.
Sequestri e numeri – Sigillati dieci natanti, box di pescherie e depositi; chiuse anche diverse attività commerciali. In campo oltre 250 militari della Guardia Costiera, circa 100 autovetture, quattro unità navali — tra cui il Nucleo Sub della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto — e un elicottero.
Il mercato nero dei datteri – Nonostante il divieto, il commercio clandestino resta un affare fiorente, con incassi fino a 100 euro al chilo. Le operazioni di polizia si ripetono, in particolare nel Mezzogiorno, senza riuscire a stroncare del tutto il contrabbando di un mollusco che il mercato illegale considera “pregiato”.
Il divieto e i danni – La pesca dei datteri di mare è proibita in Italia dal 16 ottobre 1998 e, successivamente, anche a livello europeo: prelevare il mollusco significa frantumare le rocce, desertificando i fondali. “È quello che è avvenuto – evidenziano gli investigatori – nel corso degli ultimi anni nel tratto di costa dell’area a nord di Bari (da Giovinazzo fino a Barletta) e che ha causato un pregiudizio per l’ecosistema marino che richiederà molti anni per ritornare allo stato originario”. IN ALTO IL VIDEO