Gaza, Israele e Hamas firmano prima fase piano di pace Usa: ostaggi verso casa

di Redazione

Obiettivo dichiarato: trasformare un cessate il fuoco in un percorso verso una pace “forte e duratura”. Donald Trump ha reso noto che Israele e Hamas “hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace”, prevedendo il rientro degli ostaggi “lunedì” e un ritiro delle truppe israeliane lungo una linea concordata.

I mediatori – Trump ha sottolineato: “Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le Nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America. Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti”.

Le reazioni di Israele – “Con l’aiuto di Dio, riporteremo tutti a casa”, ha affermato Benyamin Netanyahu, che ha ringraziato il presidente americano per “la leadership a livello globale” e ha invitato Trump a tenere un discorso alla Knesset. “Domani convocherò il governo per approvare l’accordo e riportare a casa tutti i nostri cari ostaggi”, ha aggiunto il premier.

Il ruolo dell’Italia – “L’Italia è pronta a fare la sua parte per consolidare il cessate il fuoco, per fare arrivare nuovi aiuti umanitari e per partecipare alla ricostruzione di Gaza. Pronti anche a inviare militari in caso di creazione di una forza internazionale di pace per riunificare la Palestina”, ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, annunciando una visita consolare “questa mattina” e il rientro entro “uno, al massimo due giorni” degli attivisti italiani fermati in Israele nell’ambito della seconda spedizione della Flotilla.

Cosa prevede la “prima fase” – Secondo funzionari statunitensi citati da Abc News, l’intesa copre i primi giorni e settimane: ritiro parziale israeliano da Gaza e scambio di quasi 50 ostaggi, tra vivi e caduti, con prigionieri palestinesi. Restano da negoziare i nodi su governance della Striscia e disarmo dei combattenti.

L’Onu e gli aiuti – Il segretario generale Antonio Guterres ha accolto con favore l’annuncio, chiedendo il pieno rispetto dei termini: “Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati in modo dignitoso”. Per l’Onu serve un cessate il fuoco permanente e “ingresso immediato e senza ostacoli” degli aiuti umanitari.

Il terreno resta instabile – Nonostante l’intesa, Al Jazeera riferisce nuovi attacchi aerei su aree occidentali di Gaza City, con un’abitazione colpita nel campo di Shati e detonazioni nel quartiere di Sabra. Le Forze di difesa israeliane avvertono che il nord della Striscia resta “zona di combattimento pericolosa”: il portavoce in arabo Avichay Adraee invita a non tornare a Gaza City “fino a nuove istruzioni”.

Tempistiche e liberazioni – Per Trump, gli ostaggi torneranno “lunedì”. Il giornalista di Axios Barak Ravid cita una fonte Usa secondo cui le liberazioni avverranno “72 ore dopo” l’approvazione dell’accordo da parte del gabinetto di guerra israeliano, “al più tardi lunedì”.

Le famiglie degli ostaggi – Su Truth, Trump ha diffuso un video ricevuto dai familiari: “Il presidente ce l’ha fatta, ha annunciato che i nostri cari stanno tornando a casa”, dicono tra gli altri Lavi-Miran, moglie dell’ostaggio Omri Miran, e Yotam Cohen, fratello del soldato Nimrod Cohen. “Non smetteremo di combattere finché non tornerà l’ultimo dei 48 ostaggi”.

Numeri e prospettiva – Delle 251 persone rapite il 7 ottobre 2023, 47 restano ostaggi a Gaza, 25 delle quali sarebbero decedute secondo lo Stato ebraico. Hamas parla di “fine della guerra a Gaza, ritiro dell’Idf, ingresso di aiuti e scambio di prigionieri”, ringraziando i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia e riconoscendo gli sforzi di Donald Trump. Dal canto suo, il presidente americano afferma che gli Stati Uniti “contribuiranno alla ricostruzione di Gaza e a mantenerla sicura e pacifica”, esprimendo “molta fiducia” in una pace duratura in Medio Oriente.

Diplomazia in movimento – La Casa Bianca valuta la trasferta di Trump in Israele nei prossimi giorni per un intervento alla Knesset “se lo desiderano”, ha detto il presidente. Dal gabinetto del premier israeliano si riferisce di una telefonata “emozionante e calorosa” tra i due leader in cui si sono congratulati per “lo storico risultato” legato alla liberazione degli ostaggi.

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