Inchiesta appalti Provincia Caserta, archiviazione per otto: resta indagato solo Magliocca

di Redazione

Otto persone, tra funzionari della Provincia di Caserta e imprenditori, escono definitivamente dall’indagine che lo scorso anno ha coinvolto l’ex presidente del parlamentino casertano Giorgio Magliocca. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Vecchiarelli, ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, ritenendo l’ipotesi accusatoria priva di basi sufficienti per sostenere un processo.

L’accusa iniziale – L’inchiesta, avviata tra gennaio e marzo 2024, ipotizzava un sistema corruttivo e di frode nelle pubbliche forniture nei comuni di Marcianise, Vitulazio e Castel Morrone. Secondo la Procura, Magliocca avrebbe manovrato un meccanismo per favorire imprese a lui vicine. Le accuse, tra le più gravi del codice penale, avevano coinvolto anche dirigenti provinciali e imprenditori locali.

Gli sviluppi investigativi – Perquisizioni, analisi dei dispositivi elettronici, interrogatori e dichiarazioni degli stessi indagati hanno però delineato uno scenario diverso. Dalle carte è emerso che il potere decisionale restava accentrato nelle mani di Magliocca, mentre dirigenti e dipendenti si muovevano in condizione di subordinazione, spesso costretti a rispettare direttive imposte, accompagnate da pressioni o minacce legate a incarichi e vantaggi economici.

Gli assolti dall’inchiesta – A beneficiare dell’archiviazione sono i dirigenti Gerardo Palmieri e Paolo Madonna, la dipendente provinciale Clara Di Patria, Marcello Baldo (in servizio al Comune di Pignataro Maggiore), Luigi De Lucia e il figlio Alfonso, entrambi di Vitulazio, inizialmente indicati come percettori di sponsorizzazioni legate a Magliocca ma senza alcun ruolo corruttivo, insieme agli imprenditori Cosimo Rosato di Marcianise e Adolfo Raimondo di Santa Maria Capua Vetere.

Le motivazioni del gip – Nel decreto di archiviazione si legge che «la richiesta presentata dal pm è meritevole di accoglimento e pienamente condivisibile». In assenza di un quadro probatorio solido, non sarebbe possibile formulare «una ragionevole previsione di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca».

La posizione dell’ex presidente – A questo punto resta indagato soltanto Magliocca, indicato dagli atti come regista di un sistema di pressioni e favori nella gestione degli appalti provinciali. Per lui l’inchiesta rimane aperta e il suo ruolo sarà oggetto di ulteriori approfondimenti da parte della Procura.

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