Proteste pro-Pal in tutta Italia. Governo valuta sanzioni a Israele e riconoscimento Palestina senza Hamas

di Redazione

Cortei, occupazioni e blocchi hanno attraversato l’Italia, da nord a sud, in sostegno agli attivisti della Global Sumud Flotilla fermati dalle forze israeliane. Binari e stazioni presidiati, strade interrotte, università in occupazione: una giornata di mobilitazione nazionale che ha tenuto sotto pressione trasporti e ordine pubblico.

La mappa delle piazze – A Napoli gli attivisti hanno occupato i binari della stazione centrale, interrompendo arrivi e partenze. A Roma i manifestanti hanno raggiunto la stazione termini, bloccando piazza dei cinquecento e le vie adiacenti, poi si sono mossi in corteo nel centro. A Milano il raduno, partito da piazza della scala, è entrato alla stazione cadorna; nell’ateneo della statale gli studenti hanno proclamato l’occupazione e l’adesione allo sciopero generale convocato per venerdì. A Torino i collettivi universitari hanno occupato palazzo nuovo, sede delle facoltà umanistiche.

Gli slogan e le tensioni – A Milano lo striscione d’apertura recitava: “Blocchiamo tutto”. A Roma una parte del corteo, arrivata in piazza dei cinquecento, si è staccata dirigendosi verso piazza San Silvestro dietro lo slogan “per la Palestina blocchiamo tutto”; sono stati accesi fumogeni e lanciate bottiglie di vetro contro le forze dell’ordine. In serata il corteo è rientrato verso via nazionale e poi di nuovo in piazza dei cinquecento, dove è iniziato il deflusso. A Milano, dopo il presidio a Cadorna, i manifestanti hanno raggiunto piazza Cairoli: “Se non cambierà bloccheremo la città”, hanno scandito, ripetendo “siamo tutti antisionisti”.

L’occupazione alla Statale – “Ieri sera Israele ha cominciato le prime operazioni di abbordaggio contro alcune navi della Global Sumud Flotilla”, hanno scritto gli studenti. “Come abbiamo promesso, se avessero toccato la Flotilla, avremmo bloccato tutto: così questa mattina, dopo il corteo che ieri ha bloccato la stazione di Milano Cadorna, abbiamo occupato l’università Statale di Milano”.

Le parole di Meloni – Da Copenaghen la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato il ruolo dell’Italia negli aiuti: “Il popolo italiano ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo. Ricordo, per esempio, che ieri siamo stati la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori. Ricordo che siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone da Gaza per essere curate nei propri ospedali e siamo una delle prime nazioni al mondo per consegna di aiuti”. Sulla ricerca di una posizione unitaria in Parlamento: “Mi dispiace che di fronte a un appello che avevamo fatto per votare unitariamente una mozione al piano di pace per la crisi mediorientale, mi pare che la gran parte dell’opposizione abbia fatto un’altra scelta, davvero questo non lo comprendo perché ricordo che il piano è sostenuto dai Paesi europei, dai Paesi arabi, dall’Anp, quindi rimane solo la sinistra italiana che evidentemente ha delle posizioni più radicali”.

Tajani: “Valutiamo sanzioni e riconoscimento della Palestina senza Hamas” – Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aperto alla linea dura: “Il governo è pronto a valutare sanzioni commerciali contro Israele”. E ha ribadito il percorso sul riconoscimento: “Il popolo palestinese è passato attraverso stagioni molto dure che ne hanno cementato la coscienza nazionale. L’Italia sostiene fermamente il sogno di questo popolo di avere un proprio Stato. Ogni piano di deportazione o di occupazione della Striscia ci ha sempre visto naturalmente e apertamente contrari. Il governo è pronto al riconoscimento dello Stato di Palestina se saranno soddisfatte alcune precondizioni irrinunciabili: il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la sua esclusione da ruoli politici e di governo”. Sull’accoglienza: “La nostra risposta al dramma di Gaza sono i bambini, ormai quasi 200 che possono curarsi in Italia”. E ancora: “Ieri sera arrivato primo gruppo di studenti palestinesi e ne arriveranno altri 100-150 nei prossimi giorni”.

Le risoluzioni della maggioranza – La maggioranza ha predisposto due testi: in uno sono indicate le condizioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina; nell’altro si richiama soltanto il piano di pace statunitense. “Premesso che l’amministrazione degli Usa ha predisposto un piano di pace per il Vicino Oriente che ha trovato il consenso di molti Paesi arabi, di Israele, dell’Autorità Nazionale Palestinese e della maggior parte delle nazioni europee, impegna il governo a compiere ogni attività utile a sostenere e favorire l’iniziativa di pace messa in campo dagli Usa, che oggi costituisce l’unica prospettiva realistica per porre fine ad un conflitto sanguinoso”.

Il piano USA e la risposta di Hamas – Secondo Al Arabiya, Hamas e le altre fazioni palestinesi a Gaza “vogliono chiare garanzie dell’impegno di Israele a un cessate il fuoco, e collegare il rilascio dei prigionieri al calendario del ritiro di Israele da Gaza”. “Le fazioni hanno espresso preoccupazione per alcune delle vaghe disposizioni del piano del presidente degli Stati Uniti, e hanno presentato modifiche”, si legge; Hamas “sta ancora consultando altre fazioni e mediatori”. Il piano in 20 punti promosso dal presidente Donald Trump è stato accolto da Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese, con il sostegno di diversi Paesi arabi e musulmani; per Gaza si prospetta un’amministrazione con rappresentanza araba, un ritiro graduale e un piano di ricostruzione con capitali sauditi, americani e altri. “Tutto ora dipende da Hamas, dalla risposta che darà. La salvezza o la tragedia per la popolazione di Gaza dipendono dalle loro scelte”, ha affermato Tajani.

Linea del governo e monito alla piazza – Intervenendo a Porta a Porta, Tajani ha criticato i blocchi: “Non capisco perché per protestare contro questa vicenda della Flotilla si debbano bloccare porti, stazioni, aeroporti. Non aiuta il popolo palestinese”. E ancora: “I palestinesi ci ringraziano, mentre alcune organizzazioni fanno manifestazioni per parlare contro il governo”. “L’Italia è il Paese al mondo, insieme a Qatar, Emirati, Egitto e Turchia, che ha accolto il maggior numero di rifugiati da Gaza. Quindi noi siamo con la coscienza a posto e la gratitudine del popolo palestinese conta di più del malcontento di qualche manifestante”.

Scenario e prospettive – “Si intravedono spiragli di pace ma non bisogna nutrire illusioni premature”, ha detto Tajani alla Camera, aggiungendo che un’intesa tra Usa, Autorità palestinese e Stati arabi “potrebbe essere la svolta che cambia il Vicino Oriente”. Per ora, però, le piazze italiane restano in movimento e la trattativa internazionale è appesa alla risposta di Hamas.

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