Restano liberi i componenti della famiglia Moccia, indicati dagli inquirenti come vertici dell’omonimo clan di Afragola. La decima sezione del tribunale del Riesame di Napoli, presieduta dal giudice Gallo, ha rigettato l’appello presentato dalla Procura partenopea contro la scarcerazione di 15 imputati, disposta nei mesi scorsi per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Tra i beneficiari della decisione figurano i fratelli Antonio, Luigi e Gennaro Moccia.
Il nodo dei termini di custodia – Al centro del contenzioso vi è la differente interpretazione della durata massima della custodia cautelare. Per la Procura i tre anni sarebbero dovuti decorrere dal dicembre 2022, quando il tribunale di Napoli Nord si era dichiarato incompetente e aveva restituito gli atti a Napoli, con scadenza quindi fissata al dicembre 2025. La difesa, invece, ha sostenuto che il calcolo dovesse partire dal luglio 2022, data del decreto di giudizio immediato. Una tesi accolta prima dal tribunale di Napoli e ora confermata anche dal Riesame.
Un processo segnato dai ritardi – L’iter giudiziario, avviato nel 2022 con decreto di giudizio immediato, ha già registrato 60 udienze senza che si sia giunti a una sentenza di primo grado. Il procedimento ha subito uno stop di sei mesi per la questione di competenza territoriale tra Napoli e Napoli Nord e ha impiegato un anno e mezzo solo per l’esame del comandante del Ros dei carabinieri, Andrea Manti. La stessa Procura, con i pubblici ministeri Ivana Fulco e Ida Teresi, già nel marzo 2023 aveva lanciato l’allarme sui tempi eccessivamente dilatati, paventando il rischio di scarcerazioni.
Misure alternative e tensioni sul calendario – Alcuni degli imputati rimasti liberi sono comunque sottoposti a misure restrittive, come il divieto di residenza in Campania e Lazio, territori considerati dagli inquirenti fulcro degli interessi economici della famiglia. Nel frattempo, il consiglio dell’ordine degli avvocati e la camera penale, attraverso gli avvocati Foreste e Muscariello, hanno criticato il “calendario sprint” fissato dalla settima sezione penale, commentando: “Sbagliato fare quattro udienze alla settimana, così si mortifica il diritto alla difesa”.
Il processo va avanti a piede libero – Dopo tre anni di custodia cautelare senza verdetto, i giudici del Riesame hanno ritenuto insuperabile il limite temporale, stabilendo che il dibattimento debba proseguire con tutti i 15 imputati a piede libero. La Procura di Napoli, pur vedendosi respinto il ricorso, resta titolare di un procedimento che, con 48 imputati complessivi, si annuncia ancora lungo e complesso.