Le tolgono la figlia appena partorita dopo test di genitorialità: bufera in Danimarca sul caso Bronlund

di Redazione

Aveva appena dato alla luce sua figlia quando le autorità danesi gliel’hanno portata via. Un’azione che non solo ha spezzato il cuore di una giovane madre, ma ha anche acceso i riflettori su un sistema giudicato da molti come discriminatorio. È accaduto l’11 agosto, in un ospedale di Hvidovre, vicino Copenaghen. Protagonista della vicenda Ivana Nikoline Bronlund, 18 anni, originaria di Nuuk e appartenente alla minoranza Inuit della Groenlandia.

Una madre, una promessa – “Mamma sente la tua mancanza, mia cara figlia… Combatterò ogni giorno perché tu torni a casa, te lo prometto piccolina, non mi arrenderò MAI!”, ha scritto Bronlund su Facebook, dopo che il Comune danese di Høje-Taastrup le ha sottratto la neonata, Aviaja-Luuna, appena un’ora dopo il parto, affidandola a una famiglia esterna. La ragazza, atleta della nazionale di pallamano groenlandese, ha raccontato di aver potuto vedere sua figlia solo una volta, e sotto supervisione. L’unico incontro con la piccola, nei giorni scorsi, è stato interrotto perché la bambina sarebbe apparsa “troppo stanca e iperstimolata”. Il prossimo appuntamento? Due ore ogni due settimane.

Le ragioni del provvedimento – Secondo le autorità comunali, la giovane madre non sarebbe in grado di garantire cure adeguate, a causa di traumi legati a precedenti abusi subiti durante l’infanzia. Una valutazione che si basa sui cosiddetti test di “competenza genitoriale” (FKU), comunicata ufficialmente a Bronlund già il 17 luglio e applicata l’11 agosto, giorno del parto.

Il test sotto accusa – Gli FKU sono strumenti psicometrici pensati per valutare l’idoneità dei genitori, ma finiti al centro di forti polemiche negli ultimi anni. Secondo attivisti e ricercatori, tali test ignorano il contesto culturale, linguistico e sociale delle famiglie di origine groenlandese, portando a conclusioni distorte e spesso stigmatizzanti. Uno studio del Centro danese per la ricerca sulle scienze sociali ha evidenziato come quasi il 6% dei bambini groenlandesi nati in Danimarca venga affidato a famiglie esterne, rispetto a circa l’1% dei bambini danesi.

Una legge ignorata – Eppure, da maggio 2025, l’utilizzo dei test FKU nei confronti di persone di origine groenlandese è vietato per legge. Una norma nata proprio per porre fine a quella che molti considerano una forma di razzismo istituzionale. Da qui l’indignazione dell’opinione pubblica: perché il test è stato comunque applicato? Il caso ha scatenato proteste in Groenlandia e in altre città, tra cui Copenaghen, Reykjavík e Belfast, dove si stanno organizzando nuove manifestazioni.

Le reazioni ufficiali – La ministra danese degli Affari Sociali, Sophie Hæstorp Andersen, ha espresso preoccupazione per quanto accaduto e ha chiesto chiarimenti al Comune di Høje-Taastrup. “I test standardizzati non dovrebbero essere utilizzati nei casi che coinvolgono famiglie di origine groenlandese. La legge è chiara”, ha dichiarato. Dal canto suo, il Comune ha ammesso “errori procedurali” e assicurato di voler garantire “il rispetto dei requisiti legali” e trovare “la migliore soluzione possibile” per la famiglia.

Appello in vista – L’udienza per l’appello di Bronlund è fissata per il 16 settembre. Fino ad allora, la giovane madre potrà vedere sua figlia per appena due ore ogni due settimane. “Non volevo entrare in travaglio perché sapevo cosa sarebbe successo dopo – ha raccontato al Guardian –. Tenevo la mia bambina vicino a me quando era nella mia pancia, era l’unico modo per starle vicina. È stato un periodo durissimo e orribile”.

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