Sessa Aurunca (Caserta) – Hanno sfilato per le strade del centro storico con striscioni, slogan e determinazione. Una marcia composta ma carica di rabbia e speranza quella che, nella giornata di ieri, ha visto centinaia di persone mobilitarsi a Sessa Aurunca per difendere la sanità pubblica e, soprattutto, per chiedere la riapertura del Punto Nascita dell’ospedale “San Rocco”, chiuso da oltre un mese. Una chiusura che ha lasciato sgomento e indignazione in un’intera comunità, che ora teme per il futuro stesso del presidio sanitario.
La manifestazione, promossa da numerose associazioni del territorio, ha puntato i riflettori non solo sulla soppressione del reparto, ma anche sulle gravi criticità che da tempo affliggono il San Rocco. «Hanno smantellato reparti, ignorato le emergenze, sperperato risorse, e oggi ci dicono che nessuno nascerà più a Sessa Aurunca», hanno denunciato alcuni partecipanti, dando voce a un malcontento diffuso e profondo.
Un territorio unito nella protesta – A testimoniare la forza dell’iniziativa, una partecipazione trasversale e compatta. In corteo anche il vescovo delle diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca, Giacomo Cirulli, il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, il consigliere regionale Massimo Grimaldi, oltre ai sindaci di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico, Riardo e Roccamonfina.
Oliviero: “Una mobilitazione civile e determinata” – «Non si tratta di una battaglia di parte – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale – ma di una mobilitazione civile e determinata, espressione autentica di un territorio che rivendica il diritto alla salute e alla dignità». Oliviero ha ricordato il proprio impegno in Consiglio, dove ha depositato un’iniziativa legislativa, a sua prima firma, per il riconoscimento di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese e Sapri come comunità disagiate, ai sensi della normativa nazionale. Un passaggio cruciale che consentirebbe di applicare deroghe in ambito sanitario e, quindi, riattivare i punti nascita nei territori interessati.
«È una svolta concreta – ha sottolineato il presidente – che ci consente oggi di agire con strumenti adeguati per tutelare il diritto a nascere nella propria terra, in condizioni di sicurezza. Non possiamo parlare di sanità pubblica né di coesione sociale se abbandoniamo le aree interne e le comunità più fragili». Oliviero ha ringraziato i cittadini, le istituzioni religiose, gli amministratori locali e le associazioni presenti, sottolineando che «la sanità pubblica si difende con atti concreti e con il coraggio di scelte chiare. Io continuerò a fare la mia parte, al fianco dei cittadini e nel rispetto della dignità dei territori». SOTTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA