Napoli – Un altro dramma scuote il sistema penitenziario italiano. Un agente della Polizia penitenziaria di 59 anni, di origini napoletane, si è tolto la vita nella tarda mattinata di giovedì 27 giugno nel parcheggio della casa circondariale di Secondigliano, a Napoli. L’uomo, che avrebbe dovuto entrare in servizio alle ore 12, si è sparato presumibilmente con la pistola d’ordinanza. Lascia una moglie e due figli.
Il gesto estremo ha provocato sgomento tra i colleghi e nel mondo sindacale. È il terzo suicidio tra gli operatori del Corpo da inizio anno, mentre salgono a 36 i casi tra i detenuti. Un numero che alimenta l’allarme su una situazione carceraria definita ormai da più voci come insostenibile.
Un sistema al collasso – “Con 16mila detenuti in eccesso e 18mila agenti mancanti, i carichi di lavoro sono divenuti intollerabili, con turnazioni che arrivano fino a 26 ore consecutive”, ha denunciato il Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio. “A ciò si aggiunge un paradossale trattamento economico che vede il lavoro straordinario non pagato o retribuito meno di quello ordinario. È un vero e proprio caporalato di Stato”.
Secondo De Fazio, il gesto dell’agente sarebbe riconducibile anche al contesto lavorativo estremo in cui è maturato: “Sappiamo che a determinare un gesto così inconsulto concorrono fattori anche psichici, biologici, sociali. Ma pensiamo che il lavoro carcerario abbia un effetto preponderante”. Il segretario sindacale ha sottolineato come la quotidianità dietro le sbarre, fatta di “omicidi, suicidi, violenze, risse, atti autolesionistici”, possa generare una forma di assuefazione che attenua la percezione della gravità di certi atti. “Servono misure di prevenzione strutturali – ha aggiunto – non improbabili supporti psicologici a valle del problema. Le carceri vanno rese vivibili e lavorabili: oggi sono diventate alimentatori di cimiteri”.
Dolore e sgomento tra i colleghi – Profondo cordoglio è stato espresso anche da Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente e segretario regionale dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (Uspp). “Siamo addolorati per questa tragedia. Non conosciamo ancora i motivi del gesto. Era molto apprezzato dai colleghi e dai superiori per la sua abnegazione al lavoro”, hanno dichiarato. “Non riusciamo a spiegarci come un collega che stava per andare in pensione possa avere commesso un gesto simile”.