Sant’Arpino, il culto della dea Ops accende il futuro del Museo dell’Agro Atellano

di Redazione

Sant’Arpino (Caserta) – Un rito collettivo, un’antica divinità, un territorio che cerca nelle sue radici la spinta per rigenerarsi. È questa l’anima dell’azione pubblica che si svolgerà lunedì 26 maggio, alle ore 16.30, nella piazza di Sant’Arpino: una passeggiata-processione guidata dalla dea Ops, figura mitica della fertilità osco-sannita, che condurrà simbolicamente i partecipanti lungo l’antica via ‘A Ferrumma (via Compagnone)’, fino all’ex Municipio di Atella, prossima sede del Museo Archeologico dell’Agro Atellano.

Un ritorno rituale per un nuovo inizio – Non una semplice camminata, ma un atto performativo dal forte valore simbolico, che si snoda attraverso il Parco Archeologico di Atella, dove sono in corso nuovi scavi per approfondire la conoscenza degli insediamenti post-sannitici e della presenza romana. Il percorso culminerà nel cuore dell’ex sede municipale, restaurata e restituita alla collettività grazie a una rete di collaborazioni istituzionali – dai Comuni di Sant’Arpino, Succivo e Orta di Atella, alla Direzione regionale Musei Nazionali della Campania – nell’ambito del progetto Fabula, con l’obiettivo di farne un presidio culturale vivo e partecipato.

Il valore del dono – I partecipanti saranno invitati a portare con sé un piccolo omaggio – un frutto, un fiore, un pane – come gesto simbolico di connessione con la terra e le sue risorse. Un invito, spiega Mario Cesarano, direttore del Museo, “perché dell’atto devozionale recupera la dimensione sociale del dono, dell’incontro come scambio, della presenza come testimonianza e partecipazione: che è quello che chiediamo a un Museo perché sia parte del patrimonio di ciascuno e fonte di rigenerazione culturale continua”. Una rigenerazione che passa anche per l’arte contemporanea, grazie alle opere site-specific installate temporaneamente negli spazi del futuro museo e nate come esito dell’iniziativa. Artisti come Noemi Saltalamacchia, Emanuele Pacini, Luigi Filadoro e Matteo Fraterno interpretano in chiave moderna i segni del sacro, della memoria, della natura e dell’identità collettiva.

Arte, archeologia e formazione – Cuore pulsante dell’evento è il lavoro a più mani di artisti, studiosi, scuole e amministrazioni. La regia dell’azione pubblica è firmata dall’artista e formatrice Alessandra Asuni, che cura anche il lavoro fotografico di Maria Luna Papa, chiamata a documentare non solo la processione, ma anche la visita simbolica ai luoghi della produzione del territorio. A interpretare la dea Ops sarà Antonella Parrella di Teatri35, figura centrale nella trasposizione rituale. “L’invito a partecipare con un piccolo gesto votivo – spiega la presidente di F2Lab, curatrice dell’iniziativa – risponde all’intento di farne attivatore di una rigenerazione sociale che unisce Archeologia, Topografia urbana con Arte e Attività produttive perché costituiscano risorsa viva per nutrire e far crescere uno sguardo più consapevole per abitare questi luoghi”.

Le opere e gli autori – Il progetto artistico si concretizza in sette opere che abiteranno temporaneamente le sale del futuro museo: Bestiario – Sīfēnkèsī di Noemi Saltalamacchia, riflessione visiva sui segni dell’acqua e sulle tombe sotterranee del Parco Archeologico; Senza titolo 2000-2025 di Luigi Filadoro, parte della serie White run, che esplora la rappresentazione funeraria; ΛΥΣΙΣ (Lysis) di Matteo Fraterno, opera votiva in cui lo spettatore è invitato a diventare parte attiva della creazione; Per A. (Studio per ritratto allegorico della moglie di Angelo Mosso) di Emanuele Pacini, una tela che richiama la sfera divina ed emotiva; Fotografie e documentazioni a cura di Luigina Romaniello, Maria Luna Papa e Serena Pisano, in sinergia con Elisa Cuenca Tamariz per la grafica.

La rete territoriale – L’evento rappresenta anche la sintesi di un’alleanza educativa e culturale che coinvolge il Ministero della Cultura, le Università Federico II e Vanvitelli, i Comuni partner e numerosi istituti scolastici del territorio, tra cui l’Istituto Tecnico “Filangieri” di Frattamaggiore, l’Istituto “Novio Atellano” di Frattaminore, l’Istituto “Rocco – Cinquegrana” di Sant’Arpino, il Liceo “Giordano Bruno” e la Scuola Media “Massimo Stanzione”. La direzione e il coordinamento dell’intero progetto sono a cura di Maria D’Ambrosio, che ha saputo intrecciare archeologia, arte e formazione in un’azione capace di guardare al passato per progettare il futuro.

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