Sono stati rimpatriati i tre cittadini tunisini arrestati per la violenza sessuale di gruppo avvenuta durante il Concertone del Primo Maggio a Roma. A darne notizia è il Viminale, sottolineando che il provvedimento è stato disposto “su richiesta immediata del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi” all’indomani dell’aggressione.
L’episodio si era consumato tra la folla in piazza San Giovanni, gremita da oltre 200mila spettatori. Vittima, una 25enne originaria di Caserta, molestata mentre cercava di avvicinarsi all’area sottopalco. Secondo quanto ricostruito, i tre – ventenni arrivati in Italia con un permesso per motivi di studio – l’avrebbero accerchiata e palpeggiata approfittando della confusione. Due erano iscritti al Dams, uno a ingegneria. A dare l’allarme è stata un’amica della giovane, la cui pronta reazione ha permesso di allertare le forze dell’ordine. Decisiva, poi, la collaborazione della vittima e dei testimoni, grazie alla quale gli agenti sono riusciti a individuare e arrestare i sospettati in mezzo alla calca.
Subito dopo l’arresto, l’Ufficio immigrazione ha avviato le verifiche sui tre, annullando i percorsi di regolarizzazione e predisponendo il trattenimento presso un Cpr. A seguito della convalida da parte del giudice, è stata applicata la procedura d’espulsione con rimpatrio immediato, eseguito nel pomeriggio di oggi.
La ragazza, soccorsa e trasferita in ospedale, ha raccontato ai media il dolore provocato da un’aggressione che ha riaperto ferite profonde: «A sei anni sono stata violentata. Quello che è successo mi è piombato addosso con una violenza devastante. Non riuscivo a muovermi, quei tre puzzavano di alcol, sembravano sicuri di sé. Solo lacrime». E ancora: «Non possono rubarmi la vita. Devo tornare a viverla. Domani andrò a ballare».
Parole che avevano toccato l’opinione pubblica, alimentando un’ondata di indignazione anche in ambito politico. Tra le reazioni più nette, quella del vicepremier Matteo Salvini, che su X scriveva: «Tre immigrati, ubriachi, hanno molestato una ragazza. Altri tre da rispedire al loro Paese!». L’arresto, inizialmente accompagnato da una misura di obbligo di firma quotidiana, si è concluso con il rimpatrio dei tre giovani, il cui percorso accademico in Italia è stato interrotto d’autorità.