Nel fine settimana la diplomazia internazionale tornerà a misurarsi con l’ipotesi di un percorso negoziale per la fine della guerra in Ucraina. Sabato, nella capitale francese, alti funzionari di Stati Uniti, Ucraina, Francia, Germania e Regno Unito si riuniranno per discutere il piano di pace promosso dal Presidente americano Donald Trump. La notizia, riportata da Axios e attribuita a fonti della Casa Bianca e a una fonte ucraina, conferma la presenza dei consiglieri per la Sicurezza Nazionale delle varie delegazioni, mentre resta incerta la partecipazione del segretario di Stato Marco Rubio, che ricopre anche il ruolo di consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump. Nelle stesse ore, è in programma la riunione dei Volenterosi.
La pressione della Nato – Sul terreno politico e militare cresce l’allarme espresso dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, che durante un evento della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, in visita in Germania, ha richiamato gli alleati alla necessità di prepararsi a scenari di conflitto su larga scala. Secondo Rutte, la Russia “potrebbe usare la forza militare contro la Nato entro cinque anni” grazie a una “economia di guerra” orientata allo sforzo bellico. Ha parlato di un’Europa riportata “dentro la guerra” da Mosca e ha evocato la possibilità che gli alleati debbano affrontare situazioni simili “a quelle che i nostri nonni e bisnonni hanno dovuto sopportare”, con un chiaro riferimento alle due guerre mondiali.
Le questioni aperte nei negoziati – A Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha chiarito quali siano, per l’Ucraina, i nodi irrisolti nei colloqui in corso: “Abbiamo due punti chiave di disaccordo”, ha spiegato, “i territori del Donetsk, e tutto ciò che è correlato, e la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Sono questi i due argomenti su cui continuiamo a discutere”. Zelensky ha poi illustrato il contenuto delle proposte americane, che prevedono una “zona libera economica” smilitarizzata nell’est del Paese. Secondo il presidente ucraino, Washington immagina che “le forze ucraine lascino il territorio della regione di Donetsk e il supposto compromesso sarebbe che le forze russe non entrino in questo territorio che loro già chiamano una zona libera economica”. Il punto critico, ha osservato, riguarda la gestione di quell’area: “Chi governerà questo territorio, che loro chiamano ‘zona libera economica’ o ‘zona demilitarizzata’, loro non lo sanno”.
Il presidente ucraino ha contestato l’asimmetria che deriverebbe da un eventuale accordo senza garanzie concrete. “Se una parte deve ritirarsi e l’altra parte rimane dove è, allora cosa terrà ferme queste altre truppe, i russi?”, ha domandato. “O cosa li fermerà di fingersi civili e prendere il controllo di questa zona libera economica? Questo è tutto molto serio. Non è un fatto che l’Ucraina accetterebbe, ma se parliamo di compromesso allora deve essere un compromesso giusto”. Zelensky ha precisato che le proposte non prevedono una richiesta di ritiro russo dal Donetsk o dalle posizioni occupate nelle regioni meridionali di Kherson e Zaporizhzhia, mentre Mosca dovrebbe arretrare da Kharkiv, Dnipropetrovsk e Sumy. Ogni ipotesi di compromesso territoriale, ha aggiunto, dovrà essere sottoposta a un voto popolare: “Credo che il popolo dell’Ucraina risponderà a questa domanda”, ha detto, “se attraverso elezioni o un referendum, dovrà essere una posizione che viene dal popolo ucraino”. Nella bozza di un possibile accordo, secondo quanto riportato da Rbc-Ukraine, sarebbe già stata definita una clausola sul mantenimento dell’attuale consistenza numerica delle Forze Armate ucraine, pari a circa 800mila unità.
La situazione sul campo – Mosca rivendica una nuova avanzata strategica nell’est del Paese. Il Cremlino ha annunciato la presa di Siversk, ritenuta uno degli ultimi snodi difensivi prima di Kramatorsk e Sloviansk, città considerate decisive per il controllo del Donetsk. Dmitri Peskov ha riferito che il presidente Vladimir Putin è stato aggiornato sul “trasferimento completo di Siversk sotto il nostro controllo”. Nelle stesse ore, a Kiev, un’esplosione nel distretto di Darnytskyi ha provocato una vittima e un ferito. La Polizia della capitale ha riferito che, secondo le prime indicazioni, la detonazione sarebbe stata causata da un ordigno.
La posizione di Mosca nei negoziati – In parallelo alle tensioni sul fronte militare, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha affermato che la Russia ha presentato agli Stati Uniti “ulteriori proposte su garanzie di sicurezza collettive”. Durante un tavolo di lavoro presso l’ambasciata russa, ha sostenuto che i negoziati in corso mirano a un “regolamento a lungo termine per affrontare le cause profonde del conflitto”.
Lavrov ha accusato la diplomazia occidentale di ostacolare il dialogo: “Registriamo un’enorme quantità di speculazioni e messaggi distruttivi, volti a complicare il processo di negoziazione e a prolungare il conflitto”. Ha inoltre sostenuto che l’Europa stia utilizzando la crisi ucraina per distogliere l’attenzione da altre questioni globali, come la situazione israelo-palestinese, senza affrontare i nodi reali della guerra. “Il piano occidentale di anti-russo attraverso l’Ucraina è fallito”, ha dichiarato, avvertendo che “se l’Europa dovesse scegliere la via della guerra, la Russia è pronta a rispondere immediatamente”.

