La linea dell’Italia sulla guerra in Ucraina resta ancorata a un principio chiave: mantenere alta la pressione sulla Russia per creare le condizioni di un negoziato credibile. È il messaggio ribadito dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’Aula della Camera, nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, in un contesto internazionale segnato da manovre diplomatiche, tensioni politiche e scenari di sicurezza sempre più complessi.
Secondo Meloni, Mosca – “a differenza di quanto dice la propaganda” – “si è impantanata in una durissima guerra di posizione a costo di enormi sacrifici” e proprio questa difficoltà rappresenta “l’unica cosa che può costringere Mosca a un accordo”. Da qui la necessità, per Roma e per l’Unione europea, di non arretrare sul sostegno a Kiev: “Manteniamo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina nella fase più delicata degli ultimi anni”.
Il quadro politico e il nodo degli asset russi – Al centro del Consiglio europeo di Bruxelles c’è anche il tema del finanziamento a Kiev, con l’ipotesi dell’utilizzo degli asset russi congelati. Un passaggio definito complesso dalla stessa Meloni: “Il Consiglio Ue è chiamato ad assicurare la continuità del sostegno finanziario” con una soluzione “sostenibile per i Paesi membri nel breve e lungo periodo. Trovare una soluzione sostenibile sarà tutt’altro che semplice”. La presidente del Consiglio ha sottolineato che “qualsiasi strumento di sostegno a Kiev deve sempre rispettare i nostri valori e le regole su cui poggia lo Stato di diritto”. Sul tema è intervenuta anche la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, osservando che, se è stata utilizzata la procedura di emergenza prevista dall’articolo 122 per immobilizzare gli asset russi, la stessa strada potrebbe teoricamente essere percorsa per l’emissione di debito comune, che però richiede l’unanimità e incontra il veto di Budapest, come riferito da fonti Ue alla vigilia del vertice.
Usa, Europa e il peso di Washington – Le dinamiche transatlantiche restano centrali. Secondo Politico.eu, l’amministrazione Trump starebbe esercitando pressioni sui governi europei ritenuti più “amichevoli” affinché respingano il piano di utilizzo dei beni russi per finanziare l’Ucraina. Nell’articolo, che cita quattro funzionari europei, si parla di contatti diretti tra Washington e alcune capitali – tra cui Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca – al di fuori dei canali di Bruxelles. Parallelamente, il New York Times riferisce di un piano statunitense di garanzie di sicurezza per Kiev che prevede un significativo rafforzamento delle Forze Armate ucraine, un maggiore ricorso all’intelligence americana e il possibile dispiegamento di truppe europee. Su questo punto Meloni ha chiarito la posizione italiana: tra le ipotesi c’è “il dispiegamento di una forza multinazionale ucraina guidata dai volenterosi con la partecipazione volontaria dei Paesi”, ma “l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina”.
Zelensky a Bruxelles. Putin: “Europei porcellini” – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky partecipa in presenza al Consiglio europeo, dove ha annunciato che le proposte negoziate con Washington per un possibile accordo di pace potrebbero essere finalizzate entro pochi giorni e successivamente presentate al Cremlino dagli inviati americani. Intanto, Mosca ha respinto l’ipotesi di una tregua natalizia. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato: “Vogliamo la pace, non una tregua per concedere una pausa all’Ucraina per prepararsi a continuare la guerra”. Sul piano retorico, il presidente russo Vladimir Putin ha attaccato duramente l’Europa, paragonando gli europei a “porcellini” che avrebbero seguito la linea della precedente amministrazione americana di Joe Biden, convinti che la Russia sarebbe crollata. Putin ha accusato l’Occidente di aver avviato le operazioni militari in Ucraina con l’obiettivo di provocare un collasso di Mosca.
Nato, sicurezza e gas – Dal fronte russo arrivano anche accuse dirette alla Nato. Il ministro della Difesa Andrei Belousov, citato dall’agenzia Interfax, ha dichiarato che esistono prove di preparativi dell’Alleanza per un confronto militare con la Russia, con piani di prontezza entro il 2030. Intanto, sul versante energetico, il Parlamento europeo ha approvato con 500 voti favorevoli, 120 contrari e 32 astensioni l’intesa sullo stop graduale alle importazioni di gas e gnl dalla Russia. Il regolamento prevede il divieto totale per il gas naturale liquefatto dalla fine del 2026 e per il gas da gasdotto dall’autunno 2027, con un’applicazione progressiva per i contratti già in essere.

