“Accogliamo con preoccupazione l’ennesimo rinvio dell’entrata in vigore della Plastic Tax. Continuare a posticipare una misura che avrebbe dovuto incentivare la riduzione dell’uso di plastica vergine e sostenere un mercato più responsabile rischia di sottrarre tempo prezioso alla transizione ecologica”. Così Claudia Salvestrini, direttrice generale del PolieCo, consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene, commenta l’ennesima proroga della legge che prevede l’applicazione di una tassa sui manufatti in plastica monouso (a eccezione di bioplastiche e riciclati) approvata nella Legge Bilancio 2026.
“La Plastic Tax non deve essere vista come un limite o un ostacolo per le imprese ma come una leva per un sistema produttivo che sappia orientarsi verso materiali e soluzioni sempre più sostenibili, accrescendo così il vantaggio competitivo per le filiere virtuose. Ogni rinvio – sottolinea Salvestrini – finisce per alimentare incertezza tra imprese e investitori e disincentiva la pianificazione industriale necessaria per accelerare il cambiamento”.
In più occasioni, PolieCo ha ribadito l’esigenza di strumenti a tutela del comparto del riciclo, evitando dilazioni che impediscono soluzioni chiare e strutturali per le imprese. “In altri Paesi europei, misure analoghe hanno già prodotto effetti positivi sul riciclo. In Spagna, ad esempio, la plastic tax ha rappresentato un volano per il riciclo: chi utilizza materiale rigenerato non paga l’imposta e questo ha determinato un aumento significativo della domanda di plastica riciclata, oggi di ottima qualità”, evidenzia la direttrice del consorzio. “Perché allora non prendere esempio da modelli che funzionano?”, si chiede.
Obbligo contenuto minimo di riciclato – Secondo PolieCo, contrastare strumenti fiscali e normativi che premiano l’uso del rigenerato significa rispondere a interessi di breve periodo: “Il rischio è che alcune posizioni – sostiene la direttrice – finiscano per interpretare le esigenze di lobby minoritarie anziché tutelare l’interesse generale e accompagnare il sistema produttivo verso una transizione ormai inevitabile”.
Sulle recenti perplessità espresse da Unionplast in merito all’ipotesi di anticipare al 2027 l’obbligo di contenuto minimo di riciclato negli imballaggi, Salvestrini afferma che “sebbene sia facile da comprendere che i cambiamenti richiedono sempre degli sforzi e nuove strategie, è anche vero che continuare a vedere un ostacolo in normative che vanno nella direzione di sostenere una vera economia circolare non aiuterà il comparto del riciclo”.
Se davvero si intendono aiutare i riciclatori, per la direttrice Polieco “la strada è quella di aumentare la richiesta di plastica riciclata, uscendo dalle contraddizioni: se si parla continuamente di ecosostenibilità, economia circolare, Cam e Green Public Procurement ma poi ci si oppone a un’anticipazione di pochi mesi per una norma che incentiva l’utilizzo di materiale rigenerato, i passi in avanti – conclude Salvestrini – rischiano di restare un mero esercizio retorico”.

