Una rete che dall’Albania controllava il flusso di cocaina dal Sud America all’Europa, muovendo tonnellate di stupefacenti lungo le rotte oceaniche e facendole arrivare nei porti del Nord del continente, per poi spingerle, su gomma, fino all’Italia. È il sistema che la guardia di finanza, sotto il coordinamento della Procura distrettuale della Repubblica di Brescia, ha ricostruito al termine di un’indagine durata cinque anni e sfociata in un’operazione che coinvolge quattro Paesi: Italia, Albania, Francia e Inghilterra.
L’operazione internazionale – Oltre 150 militari del comando provinciale di Brescia e dello S.C.I.C.O. stanno eseguendo un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 24 indagati accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Contestualmente, è stato disposto anche un sequestro preventivo di beni per circa 3 milioni di euro, ritenuti proventi dell’attività criminale. L’operazione è sviluppata con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, di Eurojust, Europol, della Direzione centrale servizi antidroga e delle autorità di polizia albanesi e francesi, con il contributo dell’Ufficio dell’esperto per la sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Tirana.
Le indagini – Le investigazioni sono state condotte dal 2020 al 2025 dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia – Gico – Sezione Goa, insieme allo Scico, nell’ambito di un Joint Investigation Team con le autorità albanesi della Spak e quelle svizzere. Decifrazione di chat criptate, intercettazioni di ogni natura e attività tradizionali di osservazione e pedinamento hanno permesso di ricostruire la struttura del gruppo, localizzato in Albania ma con articolazioni operative stabilmente radicate in Italia.
Le rotte e le basi logistiche – Secondo le risultanze investigative, la cocaina arrivava dall’America meridionale attraverso navi commerciali dirette verso i principali porti del Nord Europa. Da lì, la droga veniva trasportata nel nostro Paese nascosta a bordo di mezzi pesanti. Una volta sul territorio nazionale, gli oltre 1.300 chili di stupefacente movimentati venivano smistati in sei basi logistiche predisposte lungo la penisola, dove si svolgevano sia lo stoccaggio sia la distribuzione.
Denaro e “money mules” – All’interno degli hub, gli addetti ai depositi gestivano le partite di cocaina e raccoglievano il denaro delle vendite. Per trasferire i proventi ai vertici del sodalizio, venivano impiegati money mules, individuati tra autisti di autobus compiacenti attivi sulla tratta Italia-Albania, incaricati di trasportare ingenti quantità di contanti.
Arresti e sequestri già eseguiti – Nel corso dell’indagine erano già state arrestate in flagranza 10 persone appartenenti all’organizzazione. Sequestrati oltre 550mila euro in contanti, 10 autovetture, una pistola semiautomatica e 130 chili tra cocaina ed eroina, sostanze che, se immesse sul mercato, avrebbero potuto fruttare circa 12 milioni di euro.
Perquisizioni – Effettuate oltre 35 perquisizioni in varie zone d’Italia, condotte con il supporto dei reparti territoriali della guardia di finanza. Impiegate moderne attrezzature tecnologiche dello Scico, unità cinofile antidroga e cash dog per la ricerca di denaro contante, oltre ai militari specializzati Atpi. “Anti terrorismo – Pronto impiego”, i cosiddetti “baschi verdi”, che garantiscono la cornice di sicurezza delle operazioni. IN ALTO IL VIDEO

