Teverola (Caserta) – La Procura di Napoli Nord tira le somme su un anno di scavi investigativi: chiuse le indagini preliminari sulla presunta corruzione al Comune di Teverola, con undici indagati che rischiano il processo e quattro posizioni per le quali è stata chiesta l’archiviazione. I fatti contestati, tra il 2022 e il 2023, nel periodo della precedente amministrazione Barbato, ruotano intorno a permessi a costruire ritenuti irregolari e a un bando per la guida dell’Ufficio tecnico comunale.
Gli indagati – A rischiare il processo sono gli ex sindaci Tommaso Barbato, 52 anni, e Biagio Lusini, 66, consigliere di minoranza all’epoca dei fatti; Pasquale De Floris, 43, ex consigliere comunale; l’architetto Nicolino Botti, 76, ex responsabile dell’Ufficio tecnico; l’ingegner Gennaro Pitocchi, 67, la compagna Teresa La Palomenta, 62, e il figlio di lei, l’ingegner Alessandro Pisani, 36, per diverso tempo dirigente dell’ufficio tecnico comunale; l’imprenditore Giovanni Miniero, 57; Massimiliano Schiavone, 56, ex responsabile dell’area economico-finanziaria e del personale; il consigliere Biagio Pezzella, e l’ex consigliere Crescenzo Salve, vicesindaco nell’amministrazione Barbato e candidato non eletto alle ultime amministrative, il quale ha rinunciato a subentrare in Consiglio al posto dei dimissionari Barbato e De Floris.
Le archiviazioni richieste – La procura ha chiesto di archiviare per Pasquale Buonpane, 44 anni, (assessore nell’amministrazione Barbato, poi all’opposizione nell’ultima fase prima dello scioglimento del Consiglio), l’architetto Davide Vargas, 69, ex responsabile dell’Utc, Pasquale Schiavone, 81, proprietario dell’area lottizzata, la “lottizzazione Schiavone”, e il costruttore Angelo Morra, 68, titolare della “Delfi” che aveva ottenuto i permessi a costruire. Un esito favorito anche dall’inutilizzabilità di alcune intercettazioni dichiarata dal tribunale del Riesame di Napoli, che aveva annullato parte delle contestazioni (tra cui la stessa “lottizzazione Schiavone”) contenute nell’ordinanza con cui erano stati disposti gli arresti domiciliari per Barbato, Lusini, De Floris e Pitocchi.
Le ipotesi di reato – L’impianto accusatorio parla di corruzione e irregolarità nel rilascio dei titoli edilizi: secondo gli inquirenti alcuni permessi sarebbero stati agevolati dopo contatti ripetuti tra amministratori, tecnici e beneficiari, con passaggi di denaro e mediazioni ritenute illecite. Contestualmente, irregolarità emergerebbero nella predisposizione di un bando per la nomina del responsabile dell’Ufficio tecnico comunale.
I due filoni – Nel primo episodio sono coinvolti Botti, Lusini, Pitocchi e La Palomenta: l’accusa ipotizza favori su permessi a costruire in cambio di denaro. Nel secondo, che riguarda il bando per l’Ufficio tecnico, gli inquirenti indicano Barbato, Lusini, Pitocchi, La Palomenta, Massimiliano Schiavone, Salve, De Floris e Pezzella. Nel perimetro dell’indagine figurano, a vario titolo, ex sindaci, assessori, consiglieri comunali, tecnici e imprenditori.
Il contesto investigativo – L’inchiesta era sfociata circa un anno fa in un blitz con l’emissione di otto misure cautelari. Per la procura, il quadro delineerebbe un meccanismo corruttivo su più livelli finalizzato ad agevolare pratiche edilizie e ad alterare procedure di gara. Resta il vaglio del giudice sull’eventuale rinvio a giudizio: per alcuni indagati pesa lo stop del Riesame sull’uso delle intercettazioni.

