Aversa (Caserta) – Prima di lasciare l’incarico, la segretaria generale Emanuela De Chiara ha fatto recapitare una nota che sta agitando l’ambiente politico di Aversa. Un documento indirizzato al sindaco Francesco Matacena, al presidente del Consiglio Giovanni Innocenti, alla dirigente Gemma Accardo e all’avvocato Giuseppe Nerone, con copia al presidente della VIII Commissione Dino Carratù. Un congedo che non passa inosservato: nella lettera si denunciano pratiche amministrative “creative” e presunti comportamenti fuori dalle regole.
Deleghe mai formalizzate – Il primo affondo riguarda alcune deleghe “ufficiose” che, secondo la segretaria, sarebbero state affidate a consiglieri comunali senza alcuna base formale. Tra questi Raffaele De Gaetano, Pietro Giglio e Raffaele Oliva, attivi rispettivamente su igiene urbana, edilizia scolastica e regolamento movida cittadina. De Chiara precisa che nessuna delega ufficiale risulta protocollata, ricordando che eventuali incarichi “di fatto” non hanno alcun valore giuridico.
Verifiche sui consiglieri – Nella stessa comunicazione, la segretaria chiede ai dirigenti comunali di accertare la posizione economica e legale dei consiglieri, sollecitando controlli su eventuali debiti o contenziosi con l’Ente. Circostanze di questo tipo, sottolinea, potrebbero configurare situazioni di incompatibilità con la carica elettiva.
Il caso Oliva e il regolamento sulla movida – Il passaggio più delicato tocca il nome del consigliere Raffaele Oliva, imprenditore nel settore dei locali notturni. De Chiara ricorda la sua partecipazione alla discussione e al voto sul regolamento che disciplina l’occupazione di suolo pubblico da parte dei pubblici esercizi, approvato nel febbraio 2023. Una presenza che, secondo la VIII Commissione presieduta da Carratù, avrebbe dovuto essere evitata per possibile conflitto d’interesse. Nella nota, la segretaria puntualizza che spetta al Consiglio comunale valutare l’eventuale incompatibilità, ma richiama la giurisprudenza amministrativa: la mancata astensione in casi simili può rendere illegittimo l’atto votato, anche senza conseguenze personali dirette per chi l’ha approvato.

