Trump sfida Mosca: sanzioni su Rosneft e Lukoil, Putin: “Atto ostile”

di Redazione

Scontro diplomatico senza precedenti dopo il vertice di Budapest saltato: la Casa Bianca colpisce i giganti energetici russi, il Cremlino risponde alzando i toni e l’asse asiatico mostra crepe mentre Bruxelles vara nuove misure.

La stretta Usa e lo strappo con il Cremlino – Le nuove sanzioni annunciate da Donald Trump centrano direttamente Rosneft e Lukoil per forzare uno stop alla guerra in Ucraina. “Le misure Usa sono un atto ostile”, tuona Vladimir Putin. “Trump si è imbarcato sul sentiero di guerra”, afferma il falco Dmitry Medvedev. Dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov replica alla provocazione del presidente americano sul “vediamo tra sei mesi”: “Certo, vedremo cosa accade in sei mesi”. Il vertice di Budapest resta congelato, ma Mosca non esclude nuovi contatti: secondo Peskov, entrambi i leader valuteranno un incontro futuro solo se “produttivo”.

La faglia asiatica: Pechino e Nuova Delhi – La Cina, dopo essersi detta contraria a “misure unilaterali”, sospende gli acquisti di petrolio russo, riferisce Reuters. L’India, primo acquirente di greggio russo via mare, è pronta a ridurre drasticamente le importazioni. Un doppio segnale che rischia di incidere sulla tenuta dell’export energetico di Mosca.

L’Europa tra fermezza e prudenza – L’Ue dà il via libera a un nuovo pacchetto sanzionatorio che tocca il settore energetico russo, ma frena sull’uso degli asset di Mosca congelati. A Bruxelles, Volodymyr Zelensky chiede missili a lungo raggio anche agli europei. Il Cremlino avverte: la “risposta” in caso di attacchi in profondità sarebbe “schiacciante”. Peskov precisa che Putin si riferiva a eventuali colpi sul territorio della Federazione e non alla sola fornitura di Tomahawk.

Dietro le quinte a Washington – Secondo ricostruzioni interne, a Trump erano stati presentati tre scenari di sanzioni: dalla linea durissima a una più leggera. Il presidente ha scelto la via di mezzo. Nella stanza dei bottoni, d’accordo con lui il segretario di Stato Marco Rubio e il capo del Pentagono Pete Hegseth; poi il mandato al Tesoro guidato da Scott Bessent per definire le misure su industria e finanza dell’energia russa.

Cremlino: “Vedremo tra sei mesi” – Il Cremlino sostiene che l’impatto economico sarà gestibile. “Vediamo cosa succede adesso; e, a Dio piacendo, vedremo tra sei mesi”, rilancia Peskov. Ma con Pechino e Nuova Delhi sul punto di rimodulare gli acquisti e l’Ue che stringe sull’energia, il banco di prova per Mosca arriva prima del calendario del Cremlino.

Diplomazia britannica in campo – A Windsor, Carlo III riceve Zelensky con tutti gli onori. In agenda anche l’incontro a Downing Street con il premier Keir Starmer, preludio alla riunione della “coalizione dei volenterosi”. Un passaggio simbolico e politico che rinsalda l’asse con Kiev.

Il fronte della guerra – Salgono le tensioni sul terreno. Nel nord dell’Ucraina un’esplosione in una stazione ferroviaria provoca almeno quattro morti e 12 feriti; tra le vittime anche l’attentatore, un 23enne che ha fatto deflagrare durante i controlli dei documenti. Fonti del ministero dell’Interno ucraino segnalano, tra le vittime, tre donne, un’agente della polizia di frontiera e due civili; il bilancio resta in aggiornamento. Nella regione di Kherson, due civili sarebbero stati uccisi da un bombardamento ucraino su un’area residenziale della parte occupata dai russi. Il ministero della Difesa di Mosca rivendica avanzate in quattro villaggi (Bolohivka, Promin, Zlagoda e Dronivka), dichiarazioni non verificabili in modo indipendente. Intanto bombardieri strategici russi Tu-95MS effettuano un volo “di routine” sopra le acque internazionali del Mar del Giappone. Sul piano delle forniture occidentali, Kiev riceverà dagli Stati Uniti sistemi di difesa Patriot; nulla di fatto, per ora, sui Tomahawk, su cui Zelensky puntava maggiormente.

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