Una retata all’alba ha messo fine all’attività di un gruppo criminale che, secondo gli inquirenti, operava come un commando organizzato e spietato. I carabinieri di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone: sei sono finite in carcere e una agli arresti domiciliari. L’inchiesta della Procura etnea, denominata Khalipha, ipotizza a vario titolo associazione per delinquere finalizzata a reati contro il patrimonio, rapina aggravata, lesioni personali, possesso di segni distintivi contraffatti e detenzione e porto illegale di armi e oggetti atti a offendere.
I destinatari delle misure – In carcere: Domenico Aleo (46 anni), Alberto Gianmarco AngeloCaruso (45 anni), Khalipha Casse (62 anni), Valentina Maugeri (37 anni), Alessandro Sapiente (37 anni), Gianfranco Sapiente (40 anni). Ai domiciliari: Andrea Caggegi (43 anni).
L’operazione – L’attività investigativa, condotta tra novembre 2024 e giugno 2025 dal Nucleo operativo della Compagnia di Catania Fontanarossa, è stata coordinata dalla Procura di Catania, che ha richiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari le misure cautelari. Secondo l’accusa, il sodalizio criminale – di estrazione catanese – agiva con preparazione militare e collaudate tecniche operative.
Il “rituale” prima degli assalti – All’interno del gruppo, un componente di origini senegalesi aveva il compito di garantire “protezione” spirituale, attraverso pratiche esoteriche e propiziatorie: nessuna rapina veniva avviata senza il compimento di tali rituali.
Il colpo di Misterbianco – Episodio cardine che ha dato avvio alle indagini è stata la rapina del 16 novembre 2024 in una villetta di Misterbianco, abitata da una coppia con una bambina di appena 16 mesi. Decisiva l’analisi delle immagini della videosorveglianza domestica, nonostante il tentativo dei rapinatori di eliminare le tracce portando via il registratore e i modem.
Il falso posto di blocco – La vittima, un imprenditore quarantenne, fu fermata mentre rientrava a casa da sedicenti finanzieri a bordo di due auto, una delle quali con lampeggiante blu acceso. Con cappellini, pettorine e palette con la scritta “guardia di finanza”, i malviventi si qualificarono come militari e, con il pretesto di una perquisizione per traffico d’armi, costrinsero l’uomo a salire su una delle loro vetture, prendendo possesso della sua.
Le violenze e il bottino – Una volta entrati in casa, i sei falsi finanzieri rivelarono la loro vera natura. Alla presenza della compagna e della figlia di 16 mesi, immobilizzarono l’uomo con nastro adesivo e lo costrinsero, tra botte e minacce, a consegnare circa 16mila euro in contanti, oltre a gioielli e orologi di lusso per oltre 60mila euro. Lo minacciarono di amputargli un dito con una cesoia e di rapire la bambina per venderla all’estero. Le percosse causarono gravi lesioni, tra cui la frattura del setto nasale. Costretto a collaborare, l’imprenditore rivelò anche l’esistenza di una seconda abitazione, sempre a Misterbianco, dove i rapinatori si fecero consegnare oltre 100mila euro. Le indagini hanno permesso di documentare un’ulteriore rapina con le stesse modalità e di sventarne un’altra grazie al tempestivo intervento dei carabinieri. IN ALTO IL VIDEO