Un’esecuzione spietata, decisa e portata a termine in pieno giorno, nel silenzio spezzato dai colpi di pistola. È morto così Alfonso Cesarano, 34 anni, pastaio di Gragnano (Napoli), raggiunto da una raffica di proiettili alla nuca lo scorso 29 agosto mentre era in sella al suo scooter. I killer non hanno risparmiato nemmeno il cane che lo accompagnava, ucciso anch’esso durante il raid.
A distanza di pochi giorni, le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno portato al fermo di tre persone: Antonio Bifulco, ritenuto colui che guidava lo scooter dei sicari; Aniello Mirante, indicato come l’esecutore materiale dell’omicidio; e Rita Letizia Maugeri, accusata di aver preso parte al sopralluogo prima dell’agguato e di aver fornito supporto logistico dopo l’azione, offrendo un garage dove nascondere il mezzo usato per la fuga.
L’omicidio è stato classificato come di chiaro stampo camorristico, ma gli inquirenti non escludono un possibile movente passionale. Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Giuseppe Cimmarotta e Maria Sepe, con il coordinamento dei magistrati Sergio Amato e Sergio Ferrigno del pool Antimafia, puntano a chiarire ogni dettaglio del contesto in cui è maturato il delitto.
Secondo quanto ricostruito, l’agguato si è consumato in via Cappella della Guardia. La vittima, a cui era stato concesso il permesso di lavorare nel pastificio di famiglia nonostante fosse ai domiciliari per un precedente tentato omicidio, stava rientrando a casa. È stato raggiunto e colpito a sangue freddo da diversi colpi di pistola, sparati a distanza ravvicinata, mentre il cane era accucciato tra il sellino e il manubrio del mezzo.
Ai tre fermati, ora in attesa della convalida del provvedimento da parte del giudice per le indagini preliminari, viene contestato il reato di omicidio aggravato dal metodo mafioso. I sospettati avranno ora la possibilità di fornire la propria versione dei fatti davanti all’autorità giudiziaria.