Addio a Claudia Cardinale, icona senza confini del cinema

di Redazione

Se n’è andata Claudia Cardinale, volto-leggenda del nostro immaginario collettivo: l’attrice è morta a 87 anni a Nemours, nella regione parigina, con accanto i figli. Nata il 15 aprile 1938 a Tunisi da genitori siciliani, ha incarnato per oltre sessant’anni l’idea di un’Italia capace di unire grazia e carattere, diventando musa dei più grandi maestri tra Roma, Hollywood e Parigi.

L’eredità e la figura – «Ci lascia l’eredità di una donna libera e ispirata sia nel suo percorso di donna che di artista», ha dichiarato il suo agente Laurent Savry. Dalla commedia all’italiana agli spaghetti western, dai drammi storici alle produzioni hollywoodiane, ha attraversato generi e stagioni con naturalezza, lavorando anche in teatro, musica e televisione.

Dalla Tunisia al mito – La prima apparizione arriva quasi per gioco in I giorni dell’amore accanto a Omar Sharif nel 1956; l’anno dopo viene eletta reginetta di bellezza in un concorso dell’ente di promozione del cinema italiano in Tunisia. Lo sbarco a Roma per la Scuola Nazionale di Cinema dura tre mesi: il ritorno a Tunisi e una gravidanza segreta dopo uno stupro taciuto a tutti segnano un passaggio drammatico della sua vita. Il produttore Franco Cristaldi, a conoscenza del segreto, la mette sotto contratto con la Vides e la riporta in Italia: il debutto in I soliti ignoti di Mario Monicelli (1958) la impone all’attenzione generale.

Il successo e le prime gabbie – Mentre la sua immagine rimbalza sui rotocalchi, un contratto capestro la lega a Cristaldi: in segreto dà alla luce il figlio Patrick a Londra, recita in ruoli incisivi con Pietro Germi e Mauro Bolognini, sposa “all’americana” il suo pigmalione ad Atlanta. Con La ragazza con la valigia (1960) di Valerio Zurlini inizia però ad amare davvero un mestiere inizialmente scelto controvoglia.

La svolta Visconti e l’incoronazione – Il 1960 è l’anno dell’incontro con Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli) e del successo con Bolognini (Il bell’Antonio). Nel 1963 arriva l’incoronazione: Il Gattopardo – memorabile il ballo con Alain Delon – e di Federico Fellini, accolti trionfalmente a Cannes, la consacrano nuova diva italiana.

Hollywood e ritorno – Vive a Los Angeles per sei mesi l’anno, capitalizza La pantera rosa con David Niven e Peter Sellers, lavora con John Wayne, Rita Hayworth, Burt Lancaster, Rock Hudson. Ma la bussola resta l’Italia: con Visconti torna in Vaghe stelle dell’orsa, con Damiano Damiani illumina Il giorno della civetta e con Sergio Leone entra nella storia del western in C’era una volta il West (1968).

Nuove stagioni, nuovi sodalizi – Chiude il rapporto con Cristaldi a metà anni ’70, incrocia Brigitte Bardot in Le pistolere (1971), ritrova Bolognini (Libera amore mio) e Visconti (Gruppo di famiglia in un interno). Con Pasquale Squitieri gira I guappi (1974) e inizia un lungo sodalizio d’arte e di vita che le dona una seconda maternità, l’amatissima Claudia junior.

Un’icona internazionale – Interpreta Maria Maddalena in Gesù di Franco Zeffirelli (1977), la Napoli di Liliana Cavani in La pelle (1981), segue Werner Herzog in Fitzcarraldo (1982). Scuote Venezia con Claretta di Squitieri, affronta Enrico IV con Marco Bellocchio, è protagonista lacerante de La Storia di Luigi Comencini dal romanzo di Elsa Morante.

Teatro, impegno, premi – Dalla fine degli anni ’90 scopre il teatro, in particolare La venexiana diretta da Maurizio Scaparro, sostiene giovani autori e produzioni indipendenti. «Ho vissuto il mestiere del cinema, non per scappare dalla vita, ma per viverla meglio di come ho vissuto la vita vera, se non altro con più sincerità e consapevolezza». Cinque David di Donatello, altrettanti Nastri d’argento e i riconoscimenti alla carriera di Venezia e Berlino raccontano solo in parte una traiettoria di straordinario successo. «La più bella invenzione degli italiani dopo… gli spaghetti», come la definì David Niven.

I tributi istituzionali – «Con la morte di Claudia Cardinale, scompare una delle più grandi attrici italiane di tutti i tempi. La personificazione di una grazia tutta italiana e di una bellezza speciale che nel corso della sua lunga carriera ha partecipato a più di 150 film, alcuni dei quali considerati delle pietre miliari del cinema d’autore. Conosciuta in tutto il mondo, ha saputo ispirare con la sua eccezionale bravura i principali registi del Novecento. A nome mio e del Ministero della Cultura mi stringo alla sua famiglia e a tutti coloro che l’hanno amata», ha dichiarato il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Il presidente francese Emmanuel Macron ha scritto su X: «Claudia Cardinale rappresentava una libertà, una visione e un talento che hanno segnato profondamente le opere dei più grandi – da Roma a Hollywood, fino a Parigi, città che aveva scelto come casa. Noi francesi conserveremo sempre nel cuore il suo ricordo, per l’eternità del cinema».

Il sigillo di un mito – Tra le sue immagini-simbolo resta l’Angelica del Gattopardo, ma l’orizzonte è quello di un’artista capace di attraversare epoche e stili senza perdere autenticità. Un’icona che ha reso universale l’accento italiano del cinema.

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