Teverola (Caserta) – Il ministero della Giustizia ha disposto il regime di carcere duro per Aldo Picca, storico esponente del clan dei Casalesi, considerato ancora oggi in grado di orientare le strategie criminali sul territorio nonostante la detenzione. La decisione, resa nota stamani dal quotidiano Cronache di Caserta, è stata presa dal ministro Carlo Nordio dopo aver esaminato le relazioni della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Secondo gli inquirenti, Picca, attualmente detenuto a Catanzaro, manteneva contatti con affiliati liberi dell’organizzazione, trasmettendo ordini e continuando a esercitare un ruolo di vertice nella cosca che porta il suo cognome, attiva tra Teverola e Carinaro. Il decreto ministeriale evidenzia come “la semplice detenzione di esponenti di alto livello delle organizzazioni mafiose non garantisca la cessazione della loro operatività” e come sia necessario “recidere ogni collegamento con l’esterno” per prevenire ulteriori attività illecite.
Il ritorno alla guida del clan – Dopo 19 anni di reclusione in regime di 41 bis, dal 2002 al 2020, Picca era tornato in libertà, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Teverola. Le indagini ricostruiscono come, una volta libero, abbia ripreso i contatti per riaffermare la propria egemonia, riorganizzando il clan con il supporto di Nicola Di Martino e Salvatore De Santis. Un’azione condotta senza sottostare alle due storiche fazioni dei Casalesi – quella dei Bidognetti e quella degli Schiavone – e finalizzata a imporre estorsioni, istituti di vigilanza e l’installazione di slot machine in attività commerciali compiacenti o a lui riconducibili.
Nuova inchiesta e processo in corso – Nel settembre 2024, a seguito di un’ampia attività investigativa, per Picca è scattata una nuova ordinanza di custodia cautelare. Le accuse contestate dalla Dda di Napoli includono associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti ed estorsione aggravata. Gli investigatori lo considerano leader del clan Picca-Di Martino, ancora capace di condizionare gli equilibri criminali locali grazie ai rapporti consolidati negli anni. Attualmente è imputato dinanzi alla seconda sezione collegiale del Tribunale di Napoli Nord, assistito dal legale Vincenzo Motti.
Rischio attuale e necessità del 41 bis – Per il ministero della Giustizia, il rischio che Picca possa continuare a influenzare le attività del clan anche dal carcere “impone l’adozione di misure differenziate e più restrittive”. Il provvedimento ribadisce che il carcere duro resta “quanto mai attuale e necessario” per neutralizzare ogni possibilità di comunicazione con l’esterno e preservare l’ordine e la sicurezza pubblica.