Giulia Tramontano, condannata la cognata di Impagnatiello: “Comprò l’auto del killer per farlo apparire nullatenente”

di Redazione

Un passaggio di proprietà, un prezzo dimezzato e un sospetto ben preciso: sottrarre beni al risarcimento dovuto. È quanto ha stabilito il Tribunale civile di Milano, condannando la cognata di Alessandro Impagnatiello a risarcire con 25mila euro – tra danni e spese legali – i familiari di Giulia Tramontano, la 29enne originaria di Sant’Antimo (Napoli), incinta di sette mesi del piccolo Thiago, uccisa il 27 maggio 2023 a Senago, nell’hinterland del capoluogo lombardo.

Un’auto al centro del delitto – L’auto finita al centro della sentenza è la stessa con cui Impagnatiello, dopo aver inferto 37 coltellate alla compagna nella casa di Senago, ha trasportato il suo corpo tra il box, la cantina e l’abitacolo per oltre 96 ore, prima di abbandonarlo in un’intercapedine. Una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e che, a distanza di oltre due anni, continua a generare strascichi giudiziari.

Il passaggio sospetto – Nell’agosto 2023, poco dopo il delitto, la moglie di Omar Impagnatiello – fratello di Alessandro e suo procuratore dopo l’arresto – ha acquistato quella stessa auto per 10mila euro. Secondo i giudici, il veicolo ne valeva almeno 20mila, e la cessione fu solo strumentale: un tentativo di “diminuire la consistenza patrimoniale” dell’imputato, in vista delle richieste di risarcimento da parte della famiglia Tramontano. Il giudice ha accolto la tesi dei legali della famiglia della vittima, secondo cui la vendita fu finalizzata a sottrarre il bene “alle ragioni creditorie dei familiari di Giulia”.

Il giallo del furto – Quando, il 12 novembre 2024, i legali dei Tramontano hanno chiesto in sede civile la restituzione dell’auto per procedere alla sua distruzione, la famiglia Impagnatiello ha riferito che il veicolo era stato rubato una decina di giorni prima. Una versione che l’assicurazione non ha mai ritenuto credibile: nessuna indennità è stata riconosciuta, poiché “sono emersi elementi contraddittori e anomali tali da ritenere che i danni lamentati non siano riconducibili alla dinamica denunciata”.

La sentenza – L’11 agosto 2025, il Tribunale civile ha depositato la sentenza: la cognata del condannato dovrà versare ai familiari della vittima i 20mila euro di valore reale del mezzo, oltre a 5mila euro di spese legali.

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