Raphael Graven, noto online come Jeanpormanove, è morto durante una diretta streaming, dopo oltre dieci giorni consecutivi di sevizie e umiliazioni inflitte da altri streamer. Il corpo del 46enne francese, noto nel mondo dei social per le sue sfide estreme, è rimasto privo di vita in live davanti a migliaia di spettatori, prima che la trasmissione venisse interrotta. La procura francese ha aperto un’indagine per far luce su una vicenda che scuote il mondo del web e della politica, tra accuse di torture, responsabilità delle piattaforme e denuncia del degrado digitale.
La spirale delle umiliazioni – Le immagini circolate in rete parlano chiaro: Jeanpormanove è stato sottoposto a un’escalation di violenze fisiche e psicologiche in diretta. I protagonisti, con gli pseudonimi “Naruto” e “Safine”, compagni di live dello streamer su Kick, lo hanno coinvolto in una serie di “challenge” che includevano strangolamenti, lanci di vernice, schiaffi, pugni e ingestione di sostanze tossiche. Il tutto avveniva sotto gli occhi del pubblico e spesso su esplicita richiesta degli spettatori.
L’ultima live e la scoperta del corpo – Nella notte tra il 18 e il 19 agosto, Jeanpormanove ha smesso di rispondere. Appariva immobile e incosciente durante la diretta. “Naruto”, presente nella stanza, ha tentato invano di svegliarlo. Dopo circa dieci minuti di trasmissione con il corpo visibile, la live è stata infine interrotta. All’arrivo della polizia, allertata probabilmente dagli spettatori o da altri streamer, il 46enne era già morto. La salma è stata rinvenuta nella sua abitazione di Contes, nei pressi di Nizza. Secondo le prime ipotesi, il decesso sarebbe riconducibile a una combinazione letale di violenze fisiche, privazione del sonno e consumo di sostanze nocive.
Il profilo dello streamer – Jeanpormanove era molto seguito su TikTok (dove contava 582mila follower) e su Kick, dove aveva raccolto quasi 193mila iscritti. Aveva abbandonato Twitch nel 2023 per evitare le restrizioni più severe della piattaforma e dedicarsi a contenuti sempre più estremi. Su Kick, che garantisce agli streamer il 95% dei proventi degli abbonamenti e una moderazione più blanda, aveva trovato terreno fertile per un’escalation di “content” al limite della legalità.
Le indagini e i precedenti – La procura di Nizza ha aperto un fascicolo per accertare le responsabilità dei due streamer presenti durante la diretta. “Naruto” e “Safine” erano già finiti sotto indagine a fine 2024 con l’accusa di violenza intenzionale di gruppo contro persone vulnerabili. Un video riemerso in queste ore mostra “Naruto” leggere un messaggio di Jeanpormanove alla madre, in cui le scriveva: «Sono stufo di questo gioco della morte, voglio andare via».
La reazione delle istituzioni – La ministra francese per il digitale Clara Chappaz ha parlato di «orrore assoluto» e di «umiliazioni inaccettabili». Ha immediatamente segnalato il caso ad Arcom, l’autorità per la regolazione dei media, e al sistema statale Pharos, che si occupa di contenuti online illegali. Anche Sarah El Haïry, Alto Commissario per l’Infanzia, ha definito la vicenda «orribile» e ha lanciato un appello alle famiglie: «Le piattaforme hanno un’immensa responsabilità nel regolamentare i contenuti. I genitori devono essere estremamente vigili: nessun minore dovrebbe assistere a questo tipo di violenza».
La posizione di Kick – In una nota ufficiale, Kick ha espresso «profondo dolore» per la morte di Jeanpormanove e ha annunciato una revisione urgente dei protocolli: «Le nostre linee guida sono concepite per proteggere i creatori. Rivedremo le circostanze della tragedia per rafforzare i nostri controlli». Nel frattempo, colleghi e amici come “Naruto” e lo streamer Owen Cenazandotti hanno invitato gli utenti a non condividere i video degli ultimi istanti di vita del 46enne, chiedendo rispetto per la sua memoria.
Una morte che interroga tutti – La tragedia di Jeanpormanove solleva interrogativi profondi sull’uso dei social, sulla monetizzazione dell’autodistruzione e sul ruolo delle piattaforme nell’alimentare dinamiche tossiche. Il confine tra intrattenimento e spettacolarizzazione della sofferenza è stato ancora una volta oltrepassato. Ora la giustizia francese dovrà accertare se si sia trattato di una messa in scena estrema sfuggita di mano o di una vera e propria istigazione alla morte in diretta. Ma una cosa appare certa: il prezzo pagato da Graven è stato il più alto possibile.