Dodici misure cautelari sono state eseguite dal centro operativo della Dia di Roma nell’ambito dell’inchiesta Assedio, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura capitolina.
Il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso presentato dalla pubblica accusa contro l’ordinanza emessa il 20 giugno 2024 dal giudice per le indagini preliminari di Roma, che aveva negato la sussistenza delle esigenze cautelari per diversi indagati.
La decisione, divenuta definitiva dopo la pronuncia della Corte di Cassazione, ha portato all’emissione di dodici ordinanze cautelari: sei in carcere, cinque agli arresti domiciliari e una misura di sospensione per un anno da un pubblico ufficio.
I destinatari dei provvedimenti sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a una lunga serie di reati: estorsione, usura, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di proventi illeciti in attività economiche. Contestate anche le aggravanti per avere agevolato i clan di camorra Mazzarella e D’Amico, oltre alle cosche di ‘ndrangheta Mancuso e Morabito-Mazzaferro.
L’indagine ha ricostruito un presunto intreccio tra ambienti criminali campani e calabresi, con ramificazioni nella capitale e un giro d’affari illecito alimentato da violenze, intimidazioni e investimenti nei settori economici.