Resta in carcere Pranto Hawlader, il 21enne originario del Bangladesh accusato dell’omicidio del 17enne gambiano Alagie Sabally (nella foto), avvenuto domenica 15 giugno nella cucina del ristorante della Masseria Adinolfi, immersa nel verde di Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua, in provincia di Caserta. A deciderlo è stato il Tribunale del Riesame di Napoli, che ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Paolo Di Furia, legale del giovane bengalese, contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 19 giugno dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Daniela Vecchiarelli.
La lite in cucina e la versione dell’indagato – L’aiuto cuoco bengalese, sin dal fermo eseguito dai carabinieri, ha sempre sostenuto di aver litigato in cucina con Alagie, che conosceva già per averlo incontrato nella comunità per minori stranieri di cui era attualmente ospite il 17enne e dove in passato era stato accolto anche lo stesso Hawlader. Secondo la sua versione, la violenta colluttazione sarebbe nata per motivi futili legati alla disposizione dei dolci – in particolare delle sfogliatelle – su una teglia da infornare. Pranto ha riferito di aver afferrato un paio di forbici per difendersi dai pugni sferrati da Alagie, negando di aver avuto l’intenzione di uccidere il ragazzo.
Le indagini e i testimoni – Durante il drammatico scontro, poi culminato nel sangue, sono intervenuti anche due membri della famiglia Adinolfi, gestori della masseria, nel tentativo di separare i due giovani. Nessuno di loro avrebbe visto il momento in cui Hawlader avrebbe colpito con le forbici il 17enne gambiano. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, con i sostituti procuratori Mariangela Condello e Gionata Fiore, per chiarire ulteriormente la dinamica dei fatti e fare luce sul rapporto di lavoro che legava Alagie alla struttura ricettiva.