È una vicenda agghiacciante quella che emerge dagli atti: Michele Di Gennaro, ingegnere biomedico di 42 anni, e il fratello Andrea, personal trainer 34enne, sono accusati di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, martedì 3 giugno avrebbero attirato il padre con la scusa di un incontro di lavoro nella casa di famiglia in via Cicori, civico 105, dove lo avrebbero prima narcotizzato con un sonnifero sciolto nel caffè, poi soffocato con un cuscino. Quindi, avrebbero avvolto il corpo in sacchi di plastica e nascosto il cadavere in una cassapanca sul terrazzino.
Per tre giorni, i due fratelli avrebbero continuato a vivere in quell’abitazione, dormendo con il cadavere del padre a pochi metri di distanza. Il corpo è stato ritrovato solo venerdì 6 giugno, al termine di un’indagine che ha rapidamente smascherato i tentativi dei due di sviare le ricerche.
Un messaggio inviato via WhatsApp dal cellulare della vittima alla compagna, Rosaria Colaianni, recitava semplicemente “Buonanotte”: un gesto che voleva forse tranquillizzare, ma che la donna ha definito “insolito”, considerando che da giorni non riusciva a mettersi in contatto con il compagno. Il giorno dopo, i due figli l’avrebbero contattata telefonicamente, riferendole che Antonio Di Gennaro era “andato da un’altra donna in Inghilterra” e che lo avevano “accompagnato alla stazione”.
Ma le incongruenze sono emerse presto. Un altro messaggio, inviato alla madre di un amico del professore che si sarebbe dovuto sposare sabato scorso, annunciava l’assenza dell’uomo alla cerimonia. Circostanza anomala: la presenza di Antonio Di Gennaro e della sua compagna al matrimonio era stata confermata, così come l’acquisto degli abiti per l’occasione. Nel tentativo di inscenare una scomparsa, i fratelli avevano anche affisso un cartello nel palazzo: “Papà è scomparso, aiutateci”. Ma dietro quella richiesta d’aiuto si celava, secondo la Procura, un tentativo di depistaggio. Messo alle strette dagli investigatori della tenenza di Quarto e del nucleo operativo della compagnia di Pozzuoli, il castello di menzogne ha cominciato a crollare.
Davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, durante l’udienza di convalida, Michele e Andrea Di Gennaro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. Sarebbe stato il movente economico – in particolare, la pensione di reversibilità della madre defunta – a spingere i due a eliminare il padre. La compagna della vittima ha raccontato dei continui contrasti tra l’ex professore e i suoi figli, legati proprio a questioni economiche. «Spero solo che non se ne sia accorto, che non abbia sofferto», ha detto Rosaria Colaianni, tra le lacrime.
L’abitazione in cui si è consumato il delitto si trova nel Parco Russolillo, a pochi metri dalla chiesa di Santa Maria e a breve distanza dal Municipio di Quarto. Un contesto residenziale tranquillo, che nulla lasciava presagire del dramma che si stava consumando al suo interno.