Un complesso e articolato sistema di frode, messo in piedi da imprenditori attivi nel settore della ristorazione, bar e pasticceria, è stato smantellato grazie a un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord. Al termine dell’attività investigativa, condotta dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria – Aliquota Guardia di Finanza della Procura e dal Gruppo della Guardia di Finanza di Giugliano in Campania, è scattato un sequestro preventivo per un valore complessivo che sfiora i 5 milioni di euro.
Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord, ha colpito due società con sede a Marano di Napoli e cinque persone fisiche, tra amministratori di diritto e di fatto. Le accuse contestate sono gravi: bancarotta fraudolenta distrattiva per oltre 2,1 milioni di euro, bancarotta derivante da operazioni dolose legate a un debito fiscale di 1,47 milioni di euro, bancarotta documentale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sui redditi e IVA per ulteriori 1,47 milioni di euro, nonché autoriciclaggio.
Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero distratto sistematicamente liquidità, autoveicoli e l’intero patrimonio aziendale da una società poi dichiarata fallita, replicando la medesima operazione su una seconda impresa, anch’essa svuotata di ogni valore. Gli asset sottratti sarebbero stati reinvestiti in due nuove realtà imprenditoriali, definite dagli investigatori come società “clone”, tuttora attive nello stesso settore commerciale e localizzate sempre a Marano. Il disegno, ben articolato, avrebbe permesso ai responsabili di generare profitti immediati e rilevanti, mantenendo apparentemente intatta la continuità d’impresa.
L’indagine ha consentito di far emergere una vera e propria commistione gestionale tra le vecchie e le nuove entità aziendali, le quali, pur intestate nel tempo a soggetti formalmente diversi, avrebbero operato come un unico centro di imputazione giuridica. In sostanza, secondo la ricostruzione della Procura, si sarebbe trattato della stessa impresa che mutava volto per eludere gli obblighi fiscali e i creditori.
Non solo. Alle due società attualmente operative è stata contestata anche la responsabilità amministrativa da reato, prevista dal decreto legislativo 231 del 2001, in relazione ai reati di autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Tali condotte illecite sarebbero state poste in essere da figure apicali, nell’interesse e a beneficio diretto delle stesse aziende.
Alla luce delle risultanze, l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo degli interi compendi aziendali illecitamente distratti e reinvestiti nelle due società “clone”, per un valore stimato in 1 milione e 534.689 euro, nonché un sequestro ulteriore, finalizzato alla confisca diretta e per equivalente, pari a 3 milioni e 474.642,99 euro. IN ALTO IL VIDEO