17enne ucciso in una masseria a Capua: lite per sfogliatelle sfociata nel sangue

di Redazione

Un banale disaccordo sulla disposizione di un vassoio di sfogliatelle si è trasformato in un dramma. È accaduto domenica scorsa nella cucina della Masseria Adinolfi, struttura immersa nel verde di Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua (Caserta), dove era in corso un evento con decine di ospiti. Un diverbio tra due giovani cuochi, in pochi istanti, si è trasformato in una scena di violenza culminata nell’omicidio di un ragazzo di 17 anni.

A perdere la vita è stato Sabally Alagie (nella foto), aiuto cuoco originario del Gambia, ucciso da una coltellata al cuore inferta con delle forbici da cucina. A impugnare l’arma sarebbe stato Pranto Hawlader, bengalese, che compirà 21 anni ad agosto. Entrambi avevano trascorsi presso la comunità per minori “Cassiopea” di Santa Maria Capua Vetere, dove si erano conosciuti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la lite tra i due sarebbe nata per motivi futili: il corretto posizionamento dei dolci in forno. Una discussione che in pochi secondi è degenerata. Hawlader ha raccontato di aver afferrato le forbici solo per difendersi da un’aggressione a suon di pugni. Ha inoltre sostenuto che fosse stato lo stesso Alagie a impugnare le forbici “con la punta rivolta verso di sé”, ferendosi accidentalmente durante la colluttazione. Una versione che, tuttavia, non ha convinto i magistrati.

La scena del crimine restituisce, infatti, una dinamica ben più violenta. Le forbici, recuperate nel lavandino, erano state lavate dopo l’accoltellamento, ma conservavano ancora tracce ematiche. Sul corpo della vittima, oltre alla ferita al petto lunga circa 2,5 centimetri e penetrante in area precordiale – giudicata “letalmente efficace” dal medico legale intervenuto al sopralluogo – sono state riscontrate altre tre lesioni: due alla schiena e una al braccio sinistro. L’autopsia chiarirà definitivamente i dettagli e la sequenza dei colpi. Nella concitazione del momento, erano rimaste ferite anche la moglie e la figlia del titolare della masseria, Andrea Adinolfi, intervenuto immediatamente per soccorrere i presenti.

Durante l’udienza di convalida del fermo, celebrata ieri dinanzi al giudice per le indagini preliminari Daniela Vecchiarelli del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, alla presenza dei pubblici ministeri Mariangela Condello e Gionata Fiore, Hawlader – assistito dall’avvocato Paolo Di Furia – ha ribadito la propria versione dei fatti, negando l’intenzionalità dell’omicidio. Ma il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, ritenendo il giovane «impulsivo e privo di autocontrollo», e definendo inadeguate misure alternative come i domiciliari con braccialetto elettronico. La Procura, coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, aveva ipotizzato un concreto rischio di fuga, motivato dai legami familiari di Hawlader ancora attivi in Bangladesh. Il giudice ha però ritenuto tali elementi «troppo generici» per giustificare il fermo, pur confermando la custodia in carcere per i gravi indizi di colpevolezza e la pericolosità sociale del soggetto.

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