L’onda lunga delle dimissioni della sindaca Rosalia Anna Masi, rassegnate appena pochi giorni fa, trova oggi il suo epilogo più drammatico in un’operazione che scuote alle fondamenta il comune napoletano di San Vitaliano. Un vero e proprio terremoto giudiziario ha colpito l’amministrazione municipale della cittadina dell’hinterland napoletano, con l’arresto dell’ex prima cittadina, del marito ed ex responsabile del settore Politiche Sociali, Vitaliano Vellusi, e del comandante della Polizia Municipale, Gabriele Fiore.
La misura cautelare – ordinata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola, su richiesta della locale Procura – è stata eseguita all’alba da personale della Squadra mobile di Napoli e dai carabinieri della stazione di San Vitaliano. L’inchiesta, tutt’altro che circoscritta, coinvolge complessivamente otto persone: due in carcere, due agli arresti domiciliari, due sottoposte a divieto di dimora, una sospesa per un anno dall’esercizio del pubblico ufficio, e un’ultima destinataria del divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione per lo stesso periodo. Tra gli indagati, oltre a Masi, Vellusi e Fiore, figurano anche il vicesindaco dimissionario Vitaliano Sasso, il responsabile del settore Edilizia del Comune, Francesco Giaccio, l’amministratore e direttore tecnico della società incaricata della raccolta dei rifiuti, Natale D’Amico, e Giuseppe Amalfitano, anche lui ai domiciliari. I reati ipotizzati sono pesanti: tentata concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e depistaggio.
Al centro dell’inchiesta, condotta dalla Procura di Nola, ci sarebbe una gestione della macchina amministrativa “connotata dal sistematico asservimento dei pubblici poteri ad interessi di natura clientelare”. È questa la formula usata dai magistrati per descrivere un sistema che avrebbe piegato le funzioni pubbliche a vantaggio di rapporti personali, logiche di favoritismo e interessi privati. Una delle leve di questo sistema, secondo gli investigatori, sarebbe stata l’azienda incaricata del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, finita nel mirino degli inquirenti per alcune assunzioni ritenute illecite e per presunti favoritismi negli affidamenti. Il quadro, già compromesso da settimane di malcontento e sussurri sempre più insistenti sull’esistenza di un’inchiesta in corso, si era aggravato con le dimissioni di sette consiglieri comunali su dodici, che avevano portato allo scioglimento anticipato del consiglio e alla nomina di un commissario prefettizio.
La parabola politica di Rosalia Masi, espressione di una lista civica e vincitrice delle elezioni comunali del maggio 2023, si chiude nel peggiore dei modi. Aveva raccolto l’eredità pesante del padre Filippo Masi, figura storica della politica locale, rimasto alla guida del Comune per oltre quarant’anni. Una continuità dinastica interrotta bruscamente da accuse che, se confermate, delineerebbero una distorsione profonda della gestione amministrativa. Secondo la Procura, vi sarebbe stata una vera e propria “associazione” tra pubblici ufficiali – tra cui la sindaca, il suo vice e il comandante della Municipale – finalizzata alla commissione reiterata di reati contro la Pubblica amministrazione. Un meccanismo strutturato, alimentato da un clima di omertà e da dinamiche clientelari che avrebbero compromesso la trasparenza e l’imparzialità dell’azione pubblica.