Giugliano, morto il boss Francesco Mallardo: fu tra i fondatori dell’Alleanza di Secondigliano

di Redazione

È morto Francesco Mallardo, 74 anni, storico boss dell’omonimo clan di Giugliano in Campania e figura di vertice dell’Alleanza di Secondigliano, uno dei cartelli camorristici più potenti dell’area metropolitana di Napoli. Il decesso è avvenuto nelle scorse ore in una clinica dell’Emilia Romagna, dove il capoclan era stato trasferito per ricevere cure palliative. La notizia è stata ufficialmente comunicata dai suoi legali.

Conosciuto negli ambienti criminali come “Ciccio ‘e Carlantonio”, Mallardo era detenuto da tempo in regime di 41 bis nel carcere di Parma. Affetto da una grave malattia, il giudice per le indagini preliminari aveva accolto tre mesi fa l’istanza di scarcerazione presentata dal suo difensore, l’avvocato Giampaolo Schettino, autorizzando la detenzione domiciliare in una struttura sanitaria. Il provvedimento era stato eseguito soltanto il 27 maggio, quando Mallardo, ormai malato terminale, era stato trasferito in hospice per ricevere assistenza.

Il boss aveva compiuto 74 anni lo scorso 1 aprile. Fondatore del clan Mallardo, ne aveva guidato l’espansione sin dagli anni Settanta, prima nel contrabbando di sigarette e poi nel traffico di droga, estorsioni e riciclaggio. L’ascesa criminale fu segnata da un evento personale: l’uccisione del padre, Domenico Mallardo, alias “Mimì ‘e Carlantonio”, assassinato nel 1967 durante la faida con il clan rivale dei Maisto. Da lì la vendetta: i Mallardo eliminarono sistematicamente gli eredi del boss Alfredo Maisto, prendendo il controllo di Giugliano negli anni Ottanta.

Con il fratello Giuseppe (attualmente detenuto) e il cugino Feliciano, detto “’o sfregiato” (morto nel 2015), Francesco Mallardo formò un triumvirato criminale che dapprima si impose sul territorio e poi contribuì alla nascita della Nuova Famiglia, il cartello camorristico che si contrappose alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nel 1982 il suo nome compare per la prima volta in un rapporto dei carabinieri: da lì in poi il suo profilo criminale diventerà centrale negli equilibri della camorra napoletana.

Dopo la sconfitta dei cutoliani, fu tra i promotori dell’Alleanza di Secondigliano insieme a Gennaro Licciardi e Edoardo Contini. I tre boss rafforzarono i loro legami anche attraverso vincoli familiari, sposando le sorelle Aieta (una quarta sorella convolò a nozze con Patrizio Bosti, luogotenente di Contini). Il cartello conquistò il controllo di Secondigliano, Vasto, Arenaccia, Poggioreale e dell’intera fascia nord di Napoli, imponendosi per decenni sulla scena criminale.

Il primo arresto risale al 1992, quando fu scoperto in una mansarda a Giugliano. Nel 1999 mise a segno un’evasione clamorosa: ricoverato per un infarto nell’ospedale cittadino, riuscì a fuggire dal reparto. L’anno successivo, dopo dodici mesi di latitanza, fu catturato dai carabinieri in un casolare, mentre era a tavola con dodici affiliati del clan. Inserito nella lista dei trenta ricercati più pericolosi dalla Direzione centrale della polizia criminale, Mallardo fu condannato all’ergastolo nel 2003. Nonostante la detenzione, avrebbe continuato a impartire ordini alla cosca, anche approfittando dei permessi medici per incontrare fedelissimi e curare gli affari del clan, secondo quanto emerso da numerose inchieste. Il potere dei Mallardo, consolidato a Giugliano e proiettato su scala metropolitana, si è mantenuto saldo anche negli anni più recenti, seppur frammentato da arresti e sequestri.

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