Perquisizioni, ipotesi alternative e polemiche sulla nuova indagine per l’omicidio di Chiara Poggi. All’alba i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno bussato alle porte di diverse abitazioni tra Garlasco e Tromello. Tra gli obiettivi delle perquisizioni, la casa di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Marco Poggi. Con lui, anche l’abitazione dei suoi genitori e quelle di due amici di gioventù, estranei alle indagini ma coinvolti in vecchi rilievi genetici. La scena si è ripetuta in più luoghi: dispositivi elettronici sequestrati, pc, telefonini, oggetti personali. E lacrime. Quelle della madre di Sempio, provata da problemi di salute, al cospetto di investigatori e sospetti mai sopiti.
Nel cuore della Lomellina, intanto, a Tromello si svuota un canale. Secondo gli inquirenti, tra le acque e i detriti potrebbe celarsi l’arma mai ritrovata del delitto avvenuto il 13 agosto 2007: forse un attizzatoio da camino, oggetto compatibile con i traumi subiti da Chiara Poggi, e la cui pista emergerebbe da una testimonianza antica, riesaminata dopo anni e già in passato ritrattata. Un filo tenue, che però ha riacceso l’intero fascicolo. A sollecitare questa nuova attività investigativa, la compatibilità genetica “perfetta” tra il Dna di Sempio e due frammenti rilevati sotto le unghie della vittima. Una scoperta riportata nella relazione tecnica dei consulenti Carlo Previderè e Pierangela Grignani, già al centro di precedenti accertamenti. Il giudice per le indagini preliminari ha già autorizzato un incidente probatorio per nuove analisi genetiche.
Ma tutto ciò ha un prezzo. E a pagarlo, ancora una volta, è la famiglia Poggi. “La famiglia è attonita, ferita, indignata”, denuncia l’avvocato Gian Luigi Compagna, legale dei genitori di Chiara. “Non si può ignorare quanto già stabilito nei processi precedenti per inseguire teorie che paiono costruite su sabbie mobili. Gli inquirenti hanno poteri estesi, è vero, ma non sono al di sopra della giurisdizione”. Una critica dura, che investe anche la gestione mediatica della vicenda: “Diffondere ipotesi così dolorose senza fondamento concreto significa sottoporre nuovamente la famiglia a sofferenze indicibili. Il rispetto per chi ha perso una figlia in questo modo richiederebbe maggiore cautela e riservatezza”. Nonostante la riapertura del fascicolo, la posizione della famiglia è ferma: “L’unico colpevole è Alberto Stasi”, hanno ribadito i genitori in una recente intervista al programma “Quarto Grado”. L’ex fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva nel 2015, sta scontando una pena in regime di semilibertà. I Poggi si sono costituiti parte offesa anche in questo nuovo procedimento, per tutelare la memoria della figlia e contrastare quella che definiscono una “pericolosa deriva interpretativa”.
Sempio, 37 anni, oggi affiancato dall’avvocato Angela Taccia, si è mostrato collaborativo e “tranquillo”, secondo quanto riferito dagli investigatori. Le sue telefonate con due amici, registrate nei tabulati della mattina del delitto, erano già note ai tempi del primo processo. Oggi tornano sotto la lente della Procura, che ha deciso di rianalizzare ogni dettaglio, ogni cella, ogni spostamento. Ma la spirale investigativa, per la famiglia Poggi, rischia di diventare un loop senza fine: “Serve un limite. La giustizia non può essere una ferita che si riapre all’infinito”.
A coordinare le nuove indagini, il procuratore Fabio Napoleone, l’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano. Intanto, a Tromello, tra idrovore e paratie, prosegue lo svuotamento del canale. “Ricordo che anni fa lo avevano già dragato – racconta la titolare di un bar della vicina via Roma – ma forse tolsero solo le erbacce dagli argini”. Conferme arrivano anche dal Comune: l’ultima manutenzione risale al 2017-2018, dieci anni dopo il delitto. Ci sono probabilità di trovare qualcosa?