Sant’Arpino, “La maggioranza fugge dal confronto”: opposizione forza convocazione Consiglio

di Redazione

Sant’Arpino (Caserta) – Si alza il tono dello scontro politico nella cittadina atellana, dove i consiglieri comunali di opposizione Boerio, Pezone, Cammisa, Lettera, Pezzella e Della Rossa accusano l’amministrazione guidata dal sindaco Eugenio Di Mattia di sottrarsi sistematicamente al confronto pubblico e istituzionale. Dopo settimane di sollecitazioni cadute nel vuoto, l’opposizione ha formalizzato la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale, obbligando così la maggioranza ad affrontare alcune tematiche ritenute di “rilevante interesse collettivo”.

Tre i punti all’ordine del giorno richiesti dai firmatari: la gestione del servizio idrico integrato tramite la società mista Acquedotti S.c.p.A., con riferimento alla legittimità dell’affidamento, alla delibera Anac numero 258 del 13 giugno 2023 e alla sentenza del Tar Lazio del 16 aprile scorso, nonché alla compatibilità istituzionale degli incarichi ricoperti dal sindaco nella stessa società; lo stato di conservazione delle cappelle gentilizie nel nuovo cimitero comunale e il relativo piano di ripristino; infine, la costruzione di nuovi loculi cimiteriali e i criteri per il loro finanziamento.

Una richiesta che segue una lunga serie di tentativi andati a vuoto. Già il 28 marzo scorsi, i consiglieri avevano chiesto la convocazione di un Consiglio comunale aperto, come previsto dal Regolamento. A quella richiesta, ne era seguita un’altra l’8 aprile, accompagnata dalla proposta di una conferenza dei capigruppo per definire contenuti e modalità del confronto. Ma dalla maggioranza, denunciano, “solo silenzio”. “Abbiamo dovuto ricorrere – spiegano i consiglieri – alla procedura prevista dalla legge, con la sottoscrizione di un quinto dei membri dell’assemblea consiliare. Ora il Presidente del Consiglio è obbligato a convocare l’assise entro venti giorni, pena l’intervento sostitutivo della Prefettura. Non resteremo spettatori davanti a simili violazioni del principio democratico”.

Nel mirino dell’opposizione finisce anche il professor Giuseppe Limone, ordinario di Filosofia della Politica e del Diritto presso la Seconda Università degli Studi di Napoli e riconosciuto “garante politico” dell’attuale amministrazione. Secondo i firmatari, Limone continuerebbe a prendere la parola pubblicamente con “riflessioni pseudo-filosofiche finalizzate a giustificare l’inerzia della Giunta e a coprire l’assenza di dialogo con la minoranza e con la cittadinanza”. Un atteggiamento che definiscono “in aperto contrasto con i principi democratici e costituzionali che egli stesso insegna nelle aule universitarie”. “Non siamo in una monarchia, né in un regime autoritario. – tuonano i consiglieri – Il confronto pubblico non è una gentile concessione, ma un dovere istituzionale. E finché continueremo a vedere calpestati legalità, trasparenza e partecipazione, continueremo a batterci perché siano ripristinati”.

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