Napoli – Otto smartphone completi di sim, nascosti tra le mura del Reparto Ionio del carcere di Secondigliano, sono stati rinvenuti questa mattina durante una perquisizione ordinaria, condotta con il coordinamento della direttrice Giulia Russo e del vice comandante di reparto, dirigente della Polizia Penitenziaria, Roberta Maietta. Una scoperta che riaccende i riflettori su un fenomeno tutt’altro che sporadico e che, secondo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPe), è ormai fuori controllo.
A denunciare l’ennesimo caso di introduzione illecita di dispositivi elettronici all’interno delle carceri sono i dirigenti sindacali Raffaele Munno e Donato Vaia, che parlano di una situazione “già critica” e destinata a peggiorare con l’annunciata attivazione degli incontri intimi, previsti in ambienti “non ancora idonei” e privi di un protocollo chiaro in termini di sicurezza e sanità.
“Gli smartphone sequestrati oggi confermano quanto sia allarmante l’uso di questi dispositivi da parte dei detenuti, che li utilizzano per aggirare i controlli e mantenere contatti con l’esterno, spesso per scopi illeciti”, sottolineano i rappresentanti del SAPPe. Un problema sistemico, che non può essere più affrontato solo con la buona volontà e la professionalità degli agenti.
Lo stesso segretario generale del SAPPe, Donato Capece, plaude all’operazione condotta dagli agenti: “Ancora una volta la Polizia Penitenziaria dimostra dedizione e competenza, restituendo credibilità e forza alla presenza dello Stato all’interno delle strutture detentive”. Capece auspica però che “questa volta” il lavoro svolto venga realmente riconosciuto e valorizzato, con l’adozione di provvedimenti disciplinari adeguati nei confronti del detenuto in possesso del telefono.
Il sindacato richiama l’attenzione sulla necessità di potenziare strutturalmente il sistema penitenziario: “Sono indispensabili bonifiche ambientali periodiche, tecnologie di contrasto aggiornate e un rafforzamento degli organici”. I numeri parlano chiaro: nel solo triennio 2022-2024, nelle carceri italiane sono stati sequestrati 4.931 cellulari. “Non possiamo continuare a considerare questi episodi come routine – conclude Capece –. La sicurezza degli agenti, dei detenuti e dell’intera collettività è in gioco. Ora servono fatti concreti”.