Estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di droga, armi e furti di energia e acqua: è il pesante quadro accusatorio che ha portato all’arresto di sei persone nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dai carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia e dal Nucleo Investigativo di Torre Annunziata.
Nel mirino degli inquirenti c’è, in particolare, un indagato, gravemente indiziato di estorsione aggravata con l’aggravante del metodo mafioso e della finalità di agevolare il clan camorristico a cui dà il nome, il clan Di Martino. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo avrebbe minacciato a più riprese due imprenditori di Gragnano, costringendoli a consegnare somme di denaro. Tra gli indagati figurano Giovanni Di Martino, 70 anni, Antonio Di Martino, 32, Francesco Di Martino, 29, Aniello Torta, 23, e Vincenzo Scala, 19. A loro carico le accuse, a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi da fuoco e furto aggravato di energia elettrica e acqua.
Gli accertamenti dei carabinieri hanno, inoltre, portato alla scoperta di serre clandestine per la coltivazione di marijuana, allestite all’interno di un immobile a Vico Equense. Per alimentare l’attività, gli indagati avrebbero realizzato allacci abusivi sia alla rete elettrica che a quella idrica, causando un danno economico stimato in circa 100mila euro. Nel corso dell’operazione è stato inoltre sequestrato un casolare situato nei pressi del Monte Faito, al cui interno erano state installate altre due serre per la produzione di cannabis.
L’indagine, sviluppata attraverso pedinamenti, intercettazioni e riscontri sul territorio, ha consentito di ricostruire l’intreccio tra il racket delle estorsioni e il traffico di stupefacenti, confermando ancora una volta il radicamento della criminalità organizzata nei comuni della costiera stabiese e sorrentina. I sei arrestati restano ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre proseguono gli approfondimenti investigativi per delineare l’intera rete di complicità e il giro d’affari legato alle attività illecite riconducibili al clan.