Aversa, Angela Di Foggia candidata per il Pci: “Noi difendiamo i lavoratori, non le banche”

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – E’ un volto noto del mondo culturale aversano, Angela Di Foggia, candidata per l’uninominale con il Pci nel collegio di Aversa. Laurea magistrale in Conservazione dei Beni Culturali, docente. Volontaria per la valorizzazione del patrimonio storico artistico del territorio aversano: in questo ambito gestisce ad Aversa il museo della Ruota degli Esposti. – continua sotto –  

Militanza o testimonianza. Qual è il senso della sua candidatura? «Milito da anni dapprima nel PdCI di Diliberto e poi nel ricostituito Partito Comunista Italiano. Sento forte la necessità per il Paese di avere una autonoma forza politica in grado di rappresentare il mondo del lavoro, quel mondo che da oltre 20 anni viene quotidianamente massacrato dal precariato, dai salari bassi, dalla disoccupazione, dalle morti sul lavoro, dalle pensioni inadeguate. È un percorso difficile, in un contesto politico culturale in cui il capitale finanziario dilaga e opprime. Ma è necessario e questa mia candidatura, la candidatura di una lavoratrice, e la presenza dei simboli del lavoro sulla scheda elettorale, è un passo dei tanti che si devono ancora fare, un modo per dare finalmente voce a chi voce non ne ha più».

Quali sono le istanze a favore del nostro territorio che la sua parte politica privilegia? «Innanzitutto, la questione del lavoro, che non c’è nella nostra provincia che ha i più alti tassi di disoccupazione, in particolare giovanile e femminile. Il lavoro sfruttato, nero e senza diritti, i salari che non consentono una vita dignitosa con le bollette della corrente e del gas alle stelle, i giovani che non hanno la possibilità di costruire una loro famiglia, costretti a emigrare o a fare lavori semi schiavistici. Queste sono le nostre priorità. Al fianco di queste, la devastazione ambientale di uno dei territori più fertili e belli d’Italia, Terra di Lavoro, che si è ridotto a Terra dei Fuochi. Occorre un risanamento profondo con interventi pubblici che riparino i danni terribili che i trafficanti di rifiuti hanno inflitto al territorio». – continua sotto –  

Si parla tanto di voto utile, soprattutto a Sinistra. Perché gli elettori dovrebbero scegliere Pci in seno al centrosinistra rispetto a Pd o M5S? «Il Pci si colloca contro il centrosinistra, quel centrosinistra guidato dal Pd che di fatto governa da 20 anni con qualsiasi alleato, da Forza Italia ai M5s, con Monti e Draghi, e produce disastri immensi per i lavoratori come il Job Act, la Legge Fornero. Contro il Pd che difende gli interessi delle banche e della speculazione finanziaria internazionale. Contro il Pd bellicista e supinamente assoggettato alla Nato e agli interessi Usa. Il M5s, in questi ultimi 5 anni in parlamento e con i governi che ha formato ha di fatto sostenuto le stesse politiche iperliberiste e belliciste del Pd, fatta eccezione per il reddito di cittadinanza, un buon provvedimento che ha protetto le fasce più deboli della società ma che non ha inciso minimamente sulla questione occupazionale e salariale. Il Pci, con il suo programma e il suo ricollegarsi a una tradizione politica, ha una visione opposta a queste politiche liberiste: più Stato meno Mercato; Sanità pubblica e gratuita; Scuola dell’obbligo fino a 18 anni, gratuita e senza finanziamenti pubblici alla scuola privata; Abolizione della Fornero, pensione a 60 anni o 35 di contributi; 35 ore di lavoro a parità di salario; Tassa straordinaria sui patrimoni oltre il milione di euro; Reintroduzione dell’articolo 18. Assunzione di migliaia ispettori del lavoro per fermare la strage delle morti bianche».

«Una classe dirigente inetta e inadeguata – conclude – che da oltre 20 anni ha ridotto il paese nelle condizioni in cui è, è già certa di essere rieletta perché la legge elettorale è una truffa. Il cittadino non sceglie proprio nulla, si prende un pacco confezionato dai soliti noti a scatola chiusa. Il voto per il Pci è inutile, nel senso dell’utile che questi hanno inteso affermare. Il voto per il Pci è però l’unico modo per un lavoratore di dire nella cabina elettorale: “Io ho la mia dignità e la rivendico”».

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