Aversa, dopo rapina gioielleria ci si interroga sul sottosuolo del centro storico: intervista al geologo Ferriero

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – «Sono stato interpellato qualche mese fa da un tecnico per conto del signor Marotta. Mi chiedevano se fosse possibile verificare con qualche strumento la presenza di piccole cavità nel sottosuolo perché sentiva dei colpi provenire dal pavimento dell’oreficeria, ma ho dovuto spiegare che non c’erano modi non invasivi. Strumenti ci sono ma solo per grandi spazi vuoti». A parlare Giancarlo Ferriero, geologo, grazie alla sua esperienza sul territorio, uno dei più esperti del misterioso sottosuolo aversano. – continua sotto – 

Secondo Lei come sono entrati i malviventi nell’oreficeria Marotta: dalle fogne o da camminamenti tra grotte o utilizzando entrambi? «Penso sia necessario un sopralluogo, però posso dire che, a mio avviso, sono state utilizzate le fogne che in molti tratti sono percorribili. Escluderei le grotte che sono ad una profondità che va dai 6 ai 10 metri ed è difficile risalire da queste profondità. Potrebbero aver utilizzato qualche grotta o cunicolo che sapevano di essere comunicante con il sistema fognario».

Perché nel sottosuolo di Aversa ci sono tantissime grotte? A cosa è dovuto? «Le grotte sono presenti soprattutto nel centro storico, nel nucleo medievale e successivo della città. Si tratta di due tipi di cavità. Abbiamo le grotte vere e proprie che vengono realizzate per utilizzare il tufo per costruire l’edificio che sta sopra alla grotta stessa. Abbiamo, poi, le grotte dovute a cave, come, ad esempio, nella zona di Fuori Sant’Anna, Qui, infatti, si è stati costretti a edificare realizzando pali perché il tufo era stato estratto del tutto per utilizzarlo altrove».

Quanto risponde al vero la presenza nel sottosuolo di veri e propri camminamenti che uniscono più grotte tipo quella, praticamente leggendario, che dal castello angioino della Madonna di Casaluce ad Aversa porterebbe all’ex convento dei Celestini di Casaluce? «Le grotte non nascono in maniera organica, ma a macchia di leopardo. Nella mia esperienza professionale non ho mai trovato camminamenti che mettessero in comunicazione più grotte, almeno non così lunghi come quello a cui si fa cenno nella credenza popolare dell’esistenza di una strada di comunicazione sotterranea tra Aversa e Casaluce». – continua sotto – 

Quali sono le zone più critiche per quanto riguarda la sicurezza, la staticità degli edifici? «Come dicevo prima, il ventre molle è rappresentato dal centro storico, zone come il Lemitone, via Jommelli, la Scalella e così via. Spesso vi è un sovraccarico (si pensi ad una sopraelevazione di un piano, per dirne una) che crea criticità. Questo succede, ad esempio, quando le cavità vengono riempite con materiale di riporto che non si stabilizza del tutto. A causa anche di infiltrazioni di acqua (nel 90% dei casi) abbiamo cedimenti e lesioni. Siamo, per fare un’analogia, di fronte ad un dente cariato che se non si interviene può solo peggiorare. In questo senso, sono stati diversi gli interventi che ho dovuto disporre con rafforzamento delle volte per evitare il crollo».

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