Piedimonte Matese, smantellata piazza di spaccio nel rione Iacp di Sepicciano: 8 arresti

di Redazione

A Piedimonte Matese (Caserta), stamani, i carabinieri della locale compagnia, coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi dei comandi provinciali di Caserta, Napoli e Pordenone, dal Nucleo Elicotteristi di Pontecagnano, dai Vigili del fuoco e da due unità del Nucleo Cinofili di Sarno, hanno dato esecuzione a 8 ordinanze di custodia cautelare (6 in carcere, 2 agli arresti domiciliari), emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di soggetti gravemente indiziati del delitto di detenzione a fini di spaccio e cessione di sostanze stupefacenti, del tipo marijuana, hashish, cocaina e crack. – continua sotto – 

L’operazione rappresenta l’epilogo di una complessa e articolata attività d’indagine, diretta dalla Procura sammaritana e condotta dai militari del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Piedimonte, che ha consentito di far emergere l’operatività di una piazza di spaccio nel rione Iacp della frazione Sepicciano di Piedimonte Matese, gestita da alcuni residenti, tutti originari del comune matesino.

L’indagine, iniziata nell’agosto 2019 a seguito di una mirata e pervicace attività di controllo del territorio e protrattasi sino a dicembre 2021, ha consentito di ricostruire il modus operandi degli indagati e di individuare il loro canale di approvvigionamento. I soggetti nei cui confronti sono emersi gravi indizi delle condotte di spaccio, che dovranno essere verificati nel corso del giudizio, erano tutti percettori di reddito di cittadinanza ed investivano, per lo più, i proventi dell’attività delittuosa ed i sostegni economici elargiti dallo Stato per l’acquisto delle sostanze stupefacenti che rivendevano generalmente all’interno delle proprie abitazioni, divenute punto di riferimento di numerosi assuntori provenienti da tutta la zona dell’alto casertano.

Attraverso attività di intercettazione telefonica, escussione degli acquirenti, servizi di osservazione, controllo e pedinamento nonché sequestri di stupefacente, è emerso che il contesto ambientale era ritenuto dagli indagati e dagli acquirenti luogo protetto ed impermeabile alle investigazioni, e consentiva loro di agire con estrema spregiudicatezza anche nel periodo in cui vigevano le più restrittive norme sulla libera circolazione. – continua sotto – 

Nel corso del primo lockdown, infatti, le vendite al dettaglio proseguivano con ritmi incalzanti. Nella maggior parte dei casi, gli acquirenti si recavano anche più volte al giorno senza preavvertire presso le abitazioni degli indagati essendo certi di poter trovare la sostanza stupefacente. In altre circostanze, nel tentativo di eludere le investigazioni utilizzavano un linguaggio convenzionale come ad esempio “pane cotto o pane crudo”, “zucchero”, “panettoni”, “piccolo o grande”, “sacchi di colla”, “filoni di pane”, “cioccolata”, “piantine rampicanti”, “pacchi di battiscopa”, “latte” eccetera. IN ALTO IL VIDEO

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