“Piana Campana”, i reperti di Gricignano e Carinaro in mostra al Museo Archeologico di Napoli

di Redazione

Dal Neolitico all’Età del Bronzo, da Cuma a Pozzuoli, da Capua a Napoli, 800 reperti in gran parte inediti per raccontare “una terra senza confini”: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli inaugura un nuovo allestimento dedicato alla “Piana Campana”, il territorio a nord che arriva fino al Lazio. Restaurati pezzi inediti dai depositi, mai esposti in maniera organica. – continua sotto – 

In continuità con il lavoro fatto per la mostra sugli Etruschi, si parte da Gricignano e Carinaro (età del Bronzo), con reperti dalla Valle del Clanis (fine dell’VIII secolo a.C.), Cuma (la Tomba Artiaco) e corredi funerari anche di bambini. Dall’area ausone-aurunca, tra i pezzi unici, la tomba 89 della bambina di Cales, con la conocchia in vetro blu ed i calzari in bronzo; e ancora ex-voto e terrecotte architettoniche. Il secondo ambiente di un percorso, che si sviluppa tra territorio e collezioni, comprende, per Capua, le terrecotte dal santuario di fondo Patturelli ed un simulacro di Mater Matuta; focus anche su Suessula (l’attuale Acerra), rappresentata dalla collezione Spinelli, e su Nola. Esposta una selezione dei manufatti etrusco-italici della Collezione Borgia. Curatori sono Paolo Giulierini, Emanuela Santaniello e Mariateresa Operetto, il progetto nasce dalla collaborazione con la Saint Mary’s University (Halifax, Canada). – continua sotto – 

Per quanto riguarda Gricignano e Carinaro, nelle vetrine sono presentati i reperti provenienti dagli scavi della cittadella americana Us Navy e del Treno Alta Velocità. Nonostante i disastri naturali, dal Neolitico sino alla nascita delle grandi città (Cuma, Capua, Napoli), questa area è stata sempre popolata per la ricchezza e la fertilità della pianura: le eruzioni, infatti, da un lato distruggevano, dall’altro innestavano un nuovo meccanismo di rinascita del territorio. Fra i più importanti manufatti espositi, che provengono non solo dalle necropoli, ma anche dai villaggi locali, figurano: pugnali di bronzo (età del Bronzo Antico/ dal 2300 a.C.), presenti raramente nei corredi funerari e legati allo status sociale del defunto; biconici per incinerazione, vasi di solito attribuiti alla cultura proto-etrusca, ma qui collegati anche alle dimensione indigena; l’imponente vaso decorato a stampo e risalente al Bronzo Medio (XIV/XIII sec. a.C.). – continua sotto – 

Ampliando il percorso di ricerca già segnato dalla mostra sugli Etruschi, sono posti in dialogo il corredo della Tomba Artiaco 104 di Cuma ed i contemporanei ornamenti dalla necropoli di Gricignano (VIII/VII sec. a.C); i due siti, infatti, erano i due estremi della pianura bagnata dal fiume Clanis. Qui è possibile ammirare una selezione di corredi funerari esemplificativi delle diverse classi di età e, di conseguenza, del diverso ruolo sociale dei defunti: dalla donna al guerriero/cacciatore/sacerdote, senza trascurare i giovani, di ambo i sessi, ed i bambini, seppelliti in enchytrismòs (inumazione in vaso). Di notevole interesse è il recupero di una lancia in ferro, frutto di un paziente lavoro del laboratorio di restauro del Mann. – continua sotto – 

“La Campania è davvero una terra senza confini, e la nostra missione è fare conoscere al mondo la storia millenaria di questa regione che fu chiave del Mediterraneo, anche prima dell’Impero Romano: lo facciamo legando così il nome Campania a un grande progetto di valorizzazione della sua archeologia”, spiega il direttore del Mann, Paolo Giulierini. ”Per il Mann, – continua Giulierini – che vuole sempre più rafforzare il suo ruolo centrale sul territorio mettendo a disposizione spazi e competenze, è una nuova grande sfida, con un doppio obiettivo. Creare un centro per l’archeologia della Campania settentrionale, in stretta collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania, le Soprintendenze e tutti gli enti di tutela territoriali. E parallelamente lavorare insieme alla Regione Campania e ai maggiori musei europei alla costruzione di una grande mostra internazionale itinerante che possa raccontarci, partendo da un patrimonio identitario straordinario”. Per informazioni e biglietti: www.museoarcheologiconapoli.it

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