Roma, blitz contro i vertici dello spaccio di Tor Bella Monaca: 51 arresti

di Redazione

Azzerati i vertici della più grande piazza di spaccio operante nella borgata romana di Tor Bella Monaca: questo il risultato dell’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Roma, scattata all’alba, che ha portato all’arresto di 51 persone. In varie regioni d’Italia, i militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata nella Capitale e con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca. Più di trecento i militari, coadiuvati dalle unità cinofile e supportati da elicotteri del Nucleo Carabinieri di Pratica di Mare, che hanno partecipato al blitz. – continua sotto – 

Le indagini svolte dal Nucleo Investigativo di Frascati hanno permesso di ricostruire i ruoli dei vari sodali all’interno dell’organizzazione, facente capo a tre fratelli che gestivano l’attività delinquenziale della piazza di spaccio che si trova su via dell’Archeologia 106. Circa 600mila euro mensili il giro d’affari. Come in una perfetta organizzazione aziendale i pusher che si rivelavano capaci ed affidabili venivano promossi a ruoli di supervisione, andando a formare un efficiente organigramma di tipo manageriale dove i compiti erano suddivisi rigidamente, e dove chi sbagliava subiva punizioni gravissime: si è arrivati a registrare veri e propri sequestri di persona ai danni di associati “infedeli” e addirittura di loro familiari, rapiti per essere brutalmente picchiati. Con riferimento a tale ultima contestazione è stata riconosciuta l’aggravante di avere agito con il metodo “mafioso”. – continua sotto – 

La piazza che “non dormiva mai” – L’inchiesta ha preso spunto anche dalle dichiarazioni fornite da due collaboratori di giustizia che hanno fatto parte in passato dell’organizzazione. E ha permesso di ricostruire i ruoli dei vari sodali all’interno dell’organizzazione, con a capo tre fratelli che gestivano l’attività della piazza di spaccio che si trova su via dell’Archeologia. Uno di loro, il più grande, è stato arrestato nel mese di febbraio per tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, poiché ha sparato ad un altro soggetto per controversie legate al controllo del territorio tre piazze di spaccio. E’ emerso inoltre che la piazza non “dormiva” mai: pusher e vedette si alternavano in strada h24 con rigide turnazioni in attesa dei numerosi acquirenti. E, i ‘collaboratori’ avevano invece il compito di rifornire controllare pusher e vedette facendo da anello di congiunzione con i vertici dell’associazione. – continua sotto – 

“Organizzazione aziendale” – La droga, cocaina ma anche eroina e hashish, veniva nascosta nei posti più disparati, come ad esempio nei serbatoi dei veicoli in sosta, cantine occupate abusivamente munite di inferriate, sotto le piante delle aiuole. Lo spaccio sulla strada rappresentava per il sodalizio una vera e propria “strategia di marketing”, adottata per garantire introiti più remunerativi agevolati dalla viabilità del luogo di accesso ed un altrettanto allontanamento dal quartiere. Le indagini hanno consentito di appurare un giro d’affari di circa 15-20mila al giorno, per 600mila mensili. Come in una perfetta “organizzazione aziendale” i pusher che si rivelavano capaci e affidabili venivano promossi con ruolo di supervisione, andando a formare un perfetto “piano industriale” dove i compiti erano suddivisi rigidamente, e dove chi sbagliava subiva punizioni gravissime: si è arrivati a registrare veri e propri sequestri di persona dove gli associati infedeli, ed addirittura i loro familiari, sono stati sequestrati per poi venire brutalmente picchiati. Con riferimento a questa ultima contestazione è stato riconosciuto l’aggravante di aver agito col metodo mafioso.

Escursioni in elicottero e Rolex – Erano altissimi i ricavi dell’organizzazione. La banda, secondo quanto emerge dall’indagine, riusciva a guadagnare circa 20mila euro al giorno. Soldi che hanno permesso agli associati sia di impiegare i proventi illeciti in varie attività commerciali, sia di vivere una vita di lusso e sfarzi: orologi costosi, supercar, vacanze all’estero e gita in elicottero. Ricchezza che viene evidenziata anche nel testo dell’ordinanza, significativo sul punto: “Anche quanto segnalato dal Pm circa l’ostentazione evidente operata da L.D. del suo potere e prestigio criminale nel quartiere di Tor Bella Monaca in considerazione delle sue elevate potenzialità economiche”. – continua sotto – 

Contatti con il clan Spada – Un esponente del clan ostiense degli Spada e un membro della comunità nigeriana. C’erano anche loro nella lista dei fornitori della banda di spacciatori. L’organizzazione criminale, per chi indaga, ha dato prova di una grande capacità di sopperire ai numerosi arresti effettuati dai carabinieri del Gruppo di Frascati, sempre pronti a rimpiazzare i pusher che sono stati arrestati e che, in ogni caso, scontata la loro pena spesso tornavano a spacciare o venivano reimpiegati in altri ruoli. Secondo quanto emerge dalle carte, la piazza di spaccio colpita questa mattina si differenzia dalle altre piazze operanti nell’area per la contestazione dell’aggravante del metodo mafioso in relazione ad alcuni delitti contestati ai vertici. L’aggravante mette in luce la pericolosità del sodalizio, munito peraltro di una larga disponibilità di armi da fuoco. – continua sotto – 

Il gip: “Violenza tipica del metodo mafioso” – La violenza degli associati è uno dei punti caratterizzanti dell’associazione, pericolosità ben espressa nelle parole del gip: “Non è in proposito da trascurare la rilevantissima circostanza che le pretese estorsive così come i sequestri di persona sono stati avanzate secondo uno schema di azione ampiamente noto e collaudato. Questa situazione appare chiaramente sintomatica del fatto che gli indagati non hanno esitato ad utilizzare la forza intimidatrice tipica del metodo mafioso, con modalità eclatanti ed evocative dell’appartenenza da un gruppo criminale organizzato tale da incutere nelle vittime una condizione di assoggettamento. Trattasi di condotte che costituiscono diretta espressione del metodo mafioso, essendo connotate da un evidente utilizzo della forza di intimidazione propria degli appartenenti alle associazioni di cui all’articolo 416 bis del Codice Penale e che si inseriscono in un contesto del tutto peculiare ed estraneo alle logiche della criminalità comune, di assoluta omertà, in considerazione della pericolosità del gruppo riconducibile a L.D. ed ai suoi consociati”. IN ALTO IL VIDEO

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