Aversa, centro storico “a rischio estinzione”

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – Il crollo di un’altra ala del complesso che aveva ospitato il Regio Ginnasio Domenico Cirillo, nella piazza omonima, avvenuta la scorsa settimana, è l’ennesimo segnale dell’urgenza di necessari interventi, prima urbanistici e successivamente edilizi, che attuino le scelte tecniche. – continua sotto – 

A rischio complessi secolari. Dal Carmine con l’annessa chiesa che sta andando in rovina a quello di San Domenico, lo storico Palazzo di Città per il quale sono stati spesi milioni di euro per vederlo ancora desolatamente inutilizzato, alla Maddalena, l’ex ospedale psichiatrico che avrebbe potuto ospitare, all’abolizione dei manicomi, il policlinico  di quella che è oggi l’Università Vanvitelli senza colpo ferire, già diviso in reparti, oggi diroccato insieme alla sua antica chiesa, quasi a costituire un problema piuttosto che una risorsa. La speranza di molti è puntata sul Puc, lo strumento urbanistico che è in corso di redazione. – continua sotto – 

Non a caso, quando si chiede al sindaco Alfonso Golia in quale modo si potrà evitare che il centro storico continui a cadere a pezzi risponde: «Il Puc vuole valorizzare il patrimonio culturale secondo una logica multidimensionale. Restaurare e riutilizzare a fini culturali gli edifici pubblici chiusi e/o abbandonati anche attraverso la partecipazione della comunità». Quali i criteri? «Riqualificazione e rigenerazione del centro storico nel rispetto dei caratteri architettonici e tipologici attraverso la rivisitazione della perimetrazione del centro storico e rivisitazione delle norme tecniche di attuazione del piano di recupero del centro storico». «Attivare – continua Golia – percorsi di tutela innovativo-progettuale con la Soprintendenza al fine di valorizzare il Centro Storico. Recupero del patrimonio per fini culturali e turistico-ricettivi incentivando il recupero del patrimonio e l’inserimento di destinazioni d’uso compatibili con i caratteri tipologici e architettonici degli edifici. Favorire la riqualificazione del patrimonio del Comune destinandolo alla ricerca scientifica, alla realizzazione di hub e start up culturali e creative». – continua sotto – 

Insomma, la rivitalizzazione attraverso il recupero e il riutilizzo dei complessi storici cittadini come già avvenuto per la Real Casa Santa dell’Annunziata e per San Lorenzo che oggi ospitano i dipartimenti di Ingegneria e di Architettura o per il Casello Aragonese oggi sede del Tribunale di Napoli Nord. Sulla stessa scia Alberto Coppola, docente emerito di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II: «Le condizioni di alcune parti del centro antico di Aversa, nelle Sue componenti storiche (nucleo originario, Savignano, Lemitone, Borgo), necessitano di interventi di manutenzione programmata, più o meno urgente a seconda dello stato dei singoli edifici. Purtroppo, il fallimento nell’ applicazione di un buon Piano di recupero (a meno di qualche follia come il taglio degli ultimi piano di alcuni edifici) impone un’attenzione particolare in sede di redazione del Puc per le parti storiche, quando e se si vedrà mai un Puc». – continua sotto – 

Quali gli strumenti per rendere interessante gli investimenti in questo campo? «Fiscalità di vantaggio e premialità – continua Coppola – che consentano la sostenibilità economica degli interventi e della loro vita sono le pre-condizioni necessarie da inserire da parte di chi amministra la Cosa Pubblica, sempre che non si voglia l’ulteriore e definitivo consumo delle poche aree libere rimaste. Consumo di suolo zero (sempre che si voglia) passa per una rigenerazione/riqualificazione/recupero/riuso delle parti più antiche della città».

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