Caserta, nasce Malìa: la libreria dedicata alle donne

di Carla Caputo

Caserta – Le “streghe” tornano in città con Malìa, una delle prime librerie nel territorio casertano completamente dedicata alle donne. L’idea, frutto della “Spring Edizioni”, casa editrice casertana con a capo Eliana Riva, Antonella D’Andrea, Gabriele Gesso, Maria Russo e Giovanni De Laurentis, ha dato vita non ad una semplice libreria e nuova sede della casa editrice, ma a un vero e proprio spazio di condivisione in cui le donne, da 0 a 100 anni, possono ritrovarsi ed esprimersi, attraverso le arti, l’artigianato, le scienze, la filosofia, la politica. – continua sotto – 

Malìa ha come scopo quello di essere un’officina di idee, “un posto che accoglie – citando gli ideatori – casa per chi apre il suo cuore alla bellezza, troppo spesso oscurata, che le donne sono capaci di generare”. Un ritrovo che vede la luce nonostante tutto quello che sta causando il Covid -19; un segno di evoluzione, di resistenza, di amore per la cultura e di fiducia in quello che Montale definiva come il “barlume che vacilla”, ovvero quella forza motrice che risiede dentro ognuno di noi: la speranza. E cosa meglio dei libri può donarci speranza e sogni? A sostenere il progetto dono diversi amici di vecchia data della Spring, tra cui Maria Carmela Polisi, libraia di “Mio nonno è Michelangelo”, Maria D’Anna, creatrice della “Scampoletta” ovvero la simpatica protagonista della linea personalizzata e artigianale di agende e shopper, e tanti altri collaboratori. La libreria, situata in via Gemito, a Caserta, aprirà le sue porte al pubblico, in modalità telematica, domenica 28 febbraio, dalle ore 9.30 alle 19. Durante la giornata ci saranno tanti piccoli momenti di condivisione, cultura e spettacolo: letture, interpretazioni teatrali, collegamenti con realtà associative e culturali di varie regioni d’Italia. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Eliana Riva, una delle ideatrici della libreria. – continua sotto – 

Malìa, probabilmente, è una delle prime librerie nella nostra Regione a sposare questa causa. Perché questa scelta? «Le donne pagano le crisi, le donne, a parità di mansione, hanno salari più bassi degli uomini, le donne sono vittime di violenze e femminicidi, le donne sono cameriere e studentesse ma diventano (se lo diventano) poi presidenti, assessori e direttori. Le donne sembra che vivano troppo spesso in un mondo che non è fatto per loro. Creare uno spazio che ci facesse sentire a casa ci è sembrata una buona idea. Non solo una libreria e la sede di una casa editrice, un ambiente accogliente in cui rimanere in silenzio se lo si desidera e parlare e conoscersi se lo si vuole». – continua sotto – 

Quali iniziative ospiterà Malìa? «La libreria è nata per accogliere i lettori e le lettrici che vogliono sfogliare le pagine nella tranquillità di un ambiente domestico, in poltrona magari, tra un tè e un caffè. Ma anche per chi vuole sedersi agli sgabelli per interrogare il catalogo delle pubblicazioni dai pc disponibili o utilizzare la connessione per il lavoro e lo svago. È pensata anche per le studentesse e gli studenti che hanno bisogno di serenità e raccoglimento. Quando le condizioni lo permetteranno, Malìa ospiterà eventi, laboratori, serate audiovisive, letture condivise, associazioni e gruppi. Ma soprattutto, sarà la voce e l’animo delle donne, cercando di rendere possibile quello che credo ancora manchi nel panorama femminista e femminile: una elaborazione collettiva che porti a delle rivendicazioni chiare e precise. Così forti, chiare e precise da non poter essere ignorate». – continua sotto – 

La stessa etimologia del lemma Malìa riguarda tutto ciò che ha a che fare con “fatture”, “pratiche magiche”. Nel tempo, infatti, le donne che hanno cercato di affermare la propria libertà e fisica e sessuale e di pensiero sono state tacciate, appunto, come streghe. Dunque, la scelta di questo nome è una provocazione? «No, per carità. Nessuna provocazione. Noi siamo semplicemente le eredi di quelle streghe e siamo ancora qui a cercare di vivere contro, sopra e sotto la corrente, libere nel pensiero dalla morale puritana e ipocrita, dai pregiudizi di genere, dai ruoli sociali prestabiliti. E dico libere nel pensiero perché la realtà continuiamo a subirla, solo che le ingiustizie abbiamo imparato a riconoscerle e a combatterle, affrancandoci da quel senso di colpa che pure ci insegue da quando eravamo ancora bambine, così antico che pare essere nato insieme noi, così profondo da insinuarsi un po’ dappertutto, a volte senza che nemmeno ce ne accorgiamo». – continua sotto – 

Spesso, quando si fa riferimento a libri per e su le donne, si parla di “letteratura di genere”. Secondo lei, la stessa etichetta “di genere” potrebbe mettere ancora di più in evidenza la differenza che, purtroppo, ancor oggi esiste tra uomini e donne? «In realtà, il genere serve proprio ad evitarle le etichette. A conoscere e quindi non temere le differenze. Perché le differenze non sono un male. Anzi, sono un patrimonio da tutelare, e solo la conoscenza può sgretolare il pregiudizio nato dalla non conoscenza. La letteratura di genere attraversa il concetto della diversità». – continua sotto – 

Un luogo in cui le donne possono confrontarsi e raccontarsi: quante sono, ancora oggi, le donne che non riescono ad esprimere sé stesse come vorrebbero? Quanto è importante la solidarietà femminile? «Si dice spesso che le donne sono le peggiori nemiche delle donne. Io credo sia vero. Perché il senso di colpa di cui ho parlato prima, lo vivono quotidianamente, e quelle che hanno accettato di vivere una vita ligia ai dettami sociali, che tanto costano in termini di libertà e autodeterminazione, non possono spesso tollerare che esista un altro modo per campare. Che di quei dettami sia possibile fregarsene. Ammetterlo significherebbe mettere in discussione la propria intera esistenza. Credo sia per questo che si sentono o si leggono sempre più spesso, specie sui social, commenti violenti nei confronti di donne, solitamente giovani, che hanno scelto di partire per luoghi lontani, di provare a salvare delle vite umane o anche solo di manifestare il proprio dissenso in una pubblica piazza. In questi casi, non esiste solidarietà femminile che regga. I libri servono a rifondare il pensiero e la percezione che hanno le femmine di loro stesse. È importante che comincino a farlo le bambine e le ragazzine, perché possano, crescendo, ritrovarsi già libere». – continua sotto – 

In ambito editoriale esiste ancora una differenza tra uomini e donne, o meglio, una maggiore difficoltà di queste ad inserirsi nel panorama letterario? Se sì, perché? «Ho sentito chiedere una volta a una scrittrice importante “tu che lavoro fai?”. Ma, a parte questo, credo che la maggiore difficoltà che hanno le donne ad inserirsi in qualsiasi tipo di panorama lavorativo, sia dovuta alle condizioni terribili dello stato sociale. Le donne devono essere supportate nelle proprie scelte lavorative da uno Stato che ne garantisca i diritti. I diritti nelle diversità di condizioni e situazioni. Le difficoltà per le donne che lavorano e scelgono di affrontare la maternità sono quasi insormontabili. Ma quelle che ai figli non ci pensano, non se la passano mica bene. Non è normale e non deve accadere per nessuna ragione di sentirsi chiedere ad un colloquio hai intenzione di sposarti? E questo è solo uno dei tantissimi (e neanche tra i peggiori) esempi che avrei potuto fare». – continua sotto – 

Letteratura come strumento di autodeterminazione femminile. Quanto, secondo lei, un libro può cambiare la vita di una donna? Quanto una figura letteraria come ad esempio già l’Angelica di Ariosto, le diverse “eroine”/personagge di Moravia, l’Ida Ramundo della Morante, l’Emma Bovary di Flaubert e tantissime altre, o le stesse biografie di donne che hanno lottato per la libertà come la Woolf o la Kahlo, possono spingere una donna al cambiamento di sé stessa, al coraggio di mostrarsi, all’autodeterminazione, appunto, risvegliando quella parte di sé che è stata taciuta e soppressa per molti anni a causa di pregiudizi e convenzioni sociali? «Moltissimo. Queste e tantissime altre letture possono avere una importanza enorme nella vita di una persona. Femmina o maschio che sia. La vita può cambiarla persino un libro brutto, figurarsi un’opera che riesce a toccare le corde più profonde e i pensieri più intimi. I libri sono una porta che dà sui mondi. Non di rado capita di prenderne in mano uno che dà sul mondo che abbiamo nello stomaco e che non riusciamo a vedere solo abbassando lo sguardo». – continua sotto – 

“Anche la lingua deve fare la sua parte”. Sono assai fitti gli studi in questo senso, da cui risulta che ancora oggi molti termini che designano professioni come “avvocato”, “ministro” eccetera non sono pronunciati o scritti al femminile. (Essendo una casa editrice), quanto è importante saper utilizzare e declinare, così da diffonderle, anche nel quotidiano queste forme grammaticali? «Al ristorante non ci verrebbe mai in mente di chiamare cameriere una ragazza che serve ai tavoli e all’università studente una giovane laureanda. Eppure accettiamo, spesso come unica forma possibile, la donna presidente, assessore, sindaco. E se sentiamo parlare della segretaria, la prima cosa a cui pensiamo certo non è a una dirigente di partito. È perché le donne occupano ancora troppo poco spesso alcuni ruoli per i quali si pensa (incredibilmente, dato il mondo in cui ci troviamo) che siano naturalmente tagliati gli uomini. Ma è anche perché quelle donne che li occupano hanno a volte la sensazione che essere chiamate assessora e presidentessa significhi sminuire il proprio ruolo, renderlo meno importante della uguale qualifica consegnata agli uomini. Più che dalla realtà, il linguaggio viene influenzato da quella che è la percezione della realtà. La realtà non si può cambiare con il linguaggio, ma la percezione della realtà, forse sì». – continua sotto – 

Cosa si aspetta da questa nuova avventura? «Di incontrare tante persone. Non importa di che sesso. Mi aspetto che le mamme e i papà vengano a leggere con le proprie figlie, che le bambine e i bambini possano utilizzare la poltroncina e la libreria frontale mentre zie, zii e genitori bevono un tè e consultano il catalogo. Mi aspetto che gli studenti vengano alle postazioni desktop per studiare in tranquillità e usare i computer, che ci giungano consigli di libri da tenere assolutamente e si discuta su quelli che si sono letti. Immagino che le associazioni possano contare sul nostro spazio per le loro attività, che si parli di teatro e di poesia, che gli autori e le autrici della Spring possano incontrare le lettrici e i lettori per crescere tutti insieme. Mi aspetto di essere stupita da tutto ciò che potrà accadere». IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

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