Lecce, sangue animale sversato in un pozzo artesiano: 7 arresti. Coinvolta azienda napoletana

di Redazione

Invece che essere smaltito negli appositi siti previsti dalla legge, il sangue di animali macellati veniva gettato in un pozzo artesiano, quindi nella falda acquifera, situato nella villa di una delle persone arrestate stamani dai carabinieri con l’accusa di associazione a delinquere, traffico e gestione illecita di rifiuti. – continua sotto – 

L’inchiesta, ribattezzata “Sangue amaro”, è stata condotta dai militari del Noe di Lecce, in collaborazione con il Nipaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale), supportati dai colleghi dell’Arma di Brindisi, Lecce, Latina, Roma e Napoli, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia salentina. Ai domiciliari sono finite cinque persone, tutte residenti a Francavilla. Coinvolti anche altri sette soggetti, riconducibili alla gestione illecita di diverse società operanti nel settore della gestione dei rifiuti di altre province italiane. Disposto, tra l’altro, il sequestro di un opificio, di una villa nella disponibilità degli amministratori della società, di sei automezzi e di una cisterna, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. 300mila euro, invece, il valore del profitto conseguito dalle attività illecite. – continua sotto – 

L’indagine ha avuto inizio verso la fine di ottobre del 2018, a seguito del controllo di un impianto di magazzinaggio di sottoprodotti di origine animale, la Orms, che si occupa dell’attività di recupero e smaltimento di scarti di origine animale (il cosiddetto Soa). Da quanto appurato dai carabinieri, il materiale ematico proveniente dalla macellazione degli animali, da gestire secondo una specifica filiera, veniva illecitamente smaltito all’interno di alcuni terreni e, in particolare in un pozzo nella disponibilità di uno degli indagati principali, con diramazioni anche fuori dal territorio pugliese, con il concorso, in particolare, di due aziende operanti a Caivano (Napoli) e Latina. Gli indagati, ognuno con un proprio ruolo ben definito nell’organizzazione, al fine di conseguire un ingiusto profitto attraverso l’utilizzo di una cisterna, dopo aver ricevuto da numerosi mattatoi dell’area pugliese ingenti quantitativi di liquido ematico, redigendo falsi documenti di trasporto che attestavano il conferimento presso impianti autorizzati al trattamento, li avrebbero smaltiti sul nudo terreno e mediante sversamento in un pozzo artesiano nella disponibilità degli indagati, situato all’interno di una proprietà privata di Francavilla Fontana.  – continua sotto – 

Nell’ambito delle indagini sono emerse reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione dei rifiuti contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento e in alcuni casi alla distruzione di rilevanti quantità di rifiuti.  Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, nel motivare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, riferisce come “le complessive condotte indagate attengano tutte ad un contesto di operazioni professionali e imprenditoriali per nulla incline al rispetto della normativa posta a presidio della salute pubblica, con gravi implicazioni in tema di procurato inquinamento ambientale che solo nel tempo si potranno concretamente apprezzare laddove il pericolo, concreto, che tanto si realizzi è ineluttabilmente evidente”. – continua sotto – 

Il caso del “sangue nei Regi Lagni” sollevato da Pupia.tv – Lo sversamento illecito di sangue animale rievoca il fenomeno registrato in Campania oltre 10 anni fa, documentato da un servizio di Pupia.tv, dal quale i carabinieri leccesi hanno tratto alcune immagini nel video riguardante l’operazione odierna, che comunque non è collegato ai fatti descritti a seguire. Nell’agosto del 2010, in località “Casaferro” di Frignano, nel Casertano, le nostre immagini ritraevano l’alveo un canale in cui confluiscono le acque piovane colorarsi di “rosso” (guarda il video di Pupia). Era, appunto, sangue animale, sversato da qualcuno direttamente negli alvei “Annarosa” e “Incoronata” che, dopo aver attraversato quella zona campestre di Frignano, nei pressi della superstrada Nola-Villa Literno, scaricano le loro acque nei Regi Lagni. Attraverso questi il sangue veniva trasportato fino al mare del litorale domizio. Uno scempio che, come fu riferito all’epoca, si verificava già da qualche anno. La vicenda salì alla ribalta delle cronache nazionali con un servizio del Tg1 andato in onda in prima serata (guarda il video del Tg1). A quel punto, visto il clamore suscitato dai media, del sangue animale non si registrò più alcuna traccia e non sono mai stati individuati i responsabili.

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