Contagi in azienda Falciano del Massico, Prata (Flai-Cgil): “Ennesimo campanello d’allarme”

di Redazione

“Nelle aziende bisogna applicare tutti i protocolli sottoscritti da marzo dal governo e dalle parti sociali. La sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie deve essere essenziale e centrale anche per la tutela della salute pubblica. Quando in un’azienda non si rispettano le prescrizioni previste per l’emergenza Covid si espone ad alto rischio un intero territorio”. Lo spiega alla Dire Igor Prata, segretario generale della Flai – Cgil di Caserta. Il sindacato sta seguendo l’evolversi della situazione a Mondragone e nei comuni limitrofi dove, oltre ai 43 casi di Covid-19 rilevati negli ex Palazzi Cirio, ci sono altri 32 contagi emersi a seguito di uno screening di massa disposto dall’unità di crisi della Regione Campania.

32 dei 27 contagiati lavorano in un’azienda agricola della vicina Falciano del Massico. “È solo l’ennesimo campanello d’allarme – denunciano i segretari della Flai-Cgil della Campania e di Caserta – A questi lavoratori va garantita la necessaria assistenza sanitaria da parte delle autorità locali e vanno attivate misure repressive nei confronti delle aziende che non rispettano i protocolli ministeriali in materia di misure anti Covid-19, con sanzioni e anche chiusure”. Durante il lockdown il settore dell’agroalimentare è stato uno dei pochi a rimanere costantemente attivo e la Flai-Cgil, oltre a richiedere da subito attenzione sul rispetto delle norme di sicurezza, ha preteso “che ci fosse maggiore attenzione per la situazione dei ghetti e delle strutture sovraffollate spesso abitate da braccianti immigrati, – ricorda Prata – consapevoli che vi fosse un rischio elevato di contagio. Sono realtà molto emarginate, dove il disagio e lo sfruttamento lavorativo diffuso sono diventanti di fatto un disagio sociale. Essere invisibile in un ghetto non ti permette nemmeno il lusso di ammalarti viste le scarse possibilità di seguire le giuste cure”.

È la situazione che si è verificata nei Palazzi Cirio, dove il Covid ha colpito soprattutto la comunità bulgara, composta essenzialmente da braccianti che lavorano stagionalmente nelle campagne del Casertano e del Basso Lazio. E che da anni sono vittime del caporalato. “Non scopriamo solo ora, con il Covid, che nei palazzi ex Cirio vivono lavoratrici e lavoratori in condizioni di difficoltà economica e sociale, quasi tutti impegnati nel settore agricolo e in tantissime aziende del territorio”, dice il segretario della Flai-Cgil di Caserta, che da anni si batte per l’emersione del lavoro irregolare e denuncia lo sfruttamento dei caporali, un fenomeno che non si è arrestato durante il lockdown. “Se un lavoratore ritenuto essenziale, anche in un periodo di emergenza sanitaria mondiale, è costretto a lavorare quasi il doppio dell’orario giornaliero previsto dai contratti in agricoltura e per una retribuzione che non raggiunge a volte nemmeno la metà del salario previsto dagli stessi contratti, come può liberarsi da questo ricatto? Parliamo di un fenomeno di illegalità diffusa – spiega Prata – che sfrutta tantissimi braccianti, siano essi italiani o immigrati. Sembra un paradosso: il mondo si accorge dei palazzi ex Cirio con il Covid, mentre questi braccianti prima, quando il loro lavoro nei campi sosteneva l’economia primaria locale, erano invisibili”.

Oggi la Flai-Cgil ha incontrato l’ambasciatore bulgaro in Italia, Todor Stoyanov, con l’obiettivo di affrontare i problemi sorti all’indomani dello scoppio del focolaio nei Palazzi Cirio, ma anche per discutere della situazione di emarginazione della comunità bulgara di Mondragone. “Serve intervenire sulla integrazione, sulle problematiche sociali, – dice il segretario della Flai di Caserta – partire dal semplice concetto che disagio economico genera disagio sociale. Questi due aspetti sono connessi e vanno risolti unitamente”.

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