Sostituire valvola aortica senza bisturi: la Tavi non decolla nel Mezzogiorno

di Redazione

Una tecnica operatoria che consente di far risparmiare denaro al servizio sanitario pubblico e di operare pazienti altrimenti insperabili. Ciò nonostante le regioni del Mezzogiorno non sono ancora pronte e non riescono a far decollare gli interventi. La tecnica si chiama Tavi, acronimo di impianto transcatetere di valvola aortica, che permette l’impianto della valvola aortica con approccio percutaneo in alternativa alla sostituzione con intervento cardiochirurgico. L’accesso arterioso è generalmente per via transfemorale, seguito da quello per via transsucclavia. In Campania parte in questi giorni un progetto denominato “Tavi è Vita” e che porta nei capoluoghi della regione la “Settimana della Salute”.

Il format campano dell’iniziativa presenta una novità importante. La “Settimana della Salute” coinvolge, infatti, oltre ai cardiologi interventisti del Gise e i cardiochirurghi della Sicch, per la prima volta anche i medici di medicina generale,  pronti per visite e consulti gratuiti. «Una corretta educazione sanitaria e  la diffusione d’informazioni ai cittadini su validi stili di vita sono due  finalità che l’Ordine dei Medici di Napoli persegue da sempre. – dice  Silvestro Scotti (presidente Ordine dei Medici e Odontoiatri di Napoli e provincia, Mmg) – Del resto, come medico di Medicina generale, sono  particolarmente sensibile a questo tema. È essenziale che i medici siano messi in condizione di individuare in maniera precoce quei piccoli segnali che sono dei veri e propri campanelli d’allarme. Nel caso della stenosi aortica, la carta vincente è la collaborazione tra cardiologi interventisti e cardiochirurghi con i cardiologi del territorio e i medici di medicina generale».

L’obiettivo del progetto è sensibilizzare le istituzioni, la comunità medico-scientifica e l’opinione pubblica sul tema della stenosi aortica e su una tecnica operatoria (la Tavi, appunto) che consente di ottenere migliori risultati in termini di salute con un risparmio di risorse a carico del sistema sanitario. Obiettivo importante (promosso da Medtronic) che, non a caso, è stato ideato e realizzato dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica in collaborazione con la Società Italiana di Chirurgia Cardiaca e la Società Italiana di Cardiologia. «La stenosi aortica – dice Giuseppe Tarantini, presidente Gise e responsabile del progetto “Tavi è Vita” italiano – è una delle malattie più comuni delle valvole cardiache (che in Italia riguardano oltre 1 milione di persone e il 10 per cento della popolazione oltre i 65 anni, la fascia più colpita). La tecnica operatoria Tavi è una procedura estremamente innovativa, ma ancora sottoutilizzata. A oggi, infatti, sono soltanto circa 110 i pazienti trattati ogni milione di abitanti rispetto ai circa 250 per milione di abitanti che meriterebbero il trattamento secondo le evidenze cliniche».

E sono molte le barriere, di prevalente natura organizzativa ed economica che ostacolano la diffusione della Tavi. Come al solito, con qualche aggravante per le regioni meridionali dove, spiega Giovanni Esposito (professore ordinario di Cardiologia e Direttore Cardiologia Interventistica e Strutturale Università Federico II di Napoli, Gise) «la mancanza di standard organizzativi per la gestione e la cura dei pazienti con stenosi aortica severa si associa e aggrava la problematica finanziaria e favorisce il triste fenomeno della mobilità passiva ovvero delle migrazioni dei pazienti, oneroso per le amministrazioni regionali ma anche per i cittadini. Tavi è Vita ha tra gli obiettivi principali quello di sensibilizzare i medici del territorio e soprattutto creare un network all’interno del quale i pazienti e i medici coinvolti nella loro cura possano muoversi con facilità e ottenere il miglior risultato terapeutico. In questo contesto e, secondo un modello di organizzazione unico in Italia, in Campania è possibile che pazienti afferenti a centri in cui non si effettua la Tavi possano essere sottoposti alla procedura in centri di riferimento e continuare la degenza presso l’istituto di provenienza. Questo sistema si propone di ridurre la mobilità inter-ospedaliera dei pazienti, di semplificare l’attività dei medici e, in generale, alleggerire la spesa pubblica».

Parte importante del progetto Tavi sono i chirurgi. «Quest’iniziativa – commenta Enrico Coscioni (primario Divisione di cardiochirurgia Ospedale ‘Ruggi d’Aragona’ di Salerno, Sicch) – si distingue per essere un momento di collaborazione tra Istituzioni, Medicina Territoriale e Ospedaliera con importanti obiettivi formativi e informativi. Un modello d’integrazione multidisciplinare per il trattamento della stenosi aortica al servizio della medicina territoriale e dei cittadini per la valorizzazione della cardiologia e della cardiochirurgia Campana, con lo scopo di offrire ai cittadini le migliori cure per questa patologia ed eradicare la migrazione sanitaria». IN ALTO IL VIDEO 

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