Gricignano, tragico parto trigemellare: nuova udienza del processo sulla morte di Francesca Oliva

di Antonio Taglialatela

Gricignano (Caserta) – Si avvia alle battute finali il processo per l’omicidio colposo di Francesca Oliva, la 29enne di Gricignano deceduta circa sei anni fa, insieme a due dei tre gemellini che portava in grembo, durante il parto avvenuto nella clinica “Pineta Grande” di Castel Volturno. Durante la prossima udienza, che si terrà nella mattinata di lunedì 20 gennaio al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il pubblico ministero sembra che chiederà al giudice di acquisire nuovi elementi relativi alla degenza della giovane nella struttura ospedaliera del litorale domizio, dove fu dichiarata morta alle ore 5.00 del 24 maggio 2014. – continua sotto – 

Fino ad oggi sono stati sentiti i consulenti del pm, il medico legale Luigi Barbato e l’anatomopatologo professor Gianfranco De Dominicis, che hanno ribadito il grave comportamento colposo, già espresso dal ginecologo professor Martinelli, nominato perito dal giudice per le indagini preliminari, dei medici dell’ospedale “San Giuliano” di Giugliano e della clinica “Pinetagrande” rispetto alla morte della giovane mamma, evidenziando la responsabilità dei medici della prima struttura dell’ospedale giuglianese che ebbe in cura la ragazza in una prima fase, anche per la morte di due dei tre gemelli. Con l’atto istruttorio di ieri è terminata l’escussione dei testi del pubblico ministero e della parte civile. Dal 1 febbraio prossimo inizieranno a sfilare i testi e i consulenti dei difensori degli imputati: 14 medici delle due strutture ospedaliere.

Francesca Oliva morì per setticemia il 24 maggio 2014. Nel suo grembo c’erano tre gemelli. Solo uno, una femmina, riuscì a sopravvivere. Seguita durante la gravidanza dal ginecologo Sabatino Russo (nel frattempo deceduto prima del rinvio a giudizio, ndr.), la ragazza era stata ricoverata prima all’ospedale di Giugliano (prima dall’8 al 14 maggio, tornandovi il 19 ma venendo subito dimessa dallo stesso Sabatino) e poi alla clinica di Castel Volturno il 22 maggio. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, il 7 maggio, le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77 per cento, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Nessuno, però, se ne accorse, nonostante l’ecografia eseguita. Con l’aggravarsi delle sue condizioni, il 22 maggio venne trasferita d’urgenza alla clinica Pineta Grande. La febbre altissima venne curata con antibiotici ritenuti inidonei. Il 23 maggio si decise, infine, di operare il cesareo, per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione. Il maschietto era già morto, mentre una delle due femmine, Giorgia, superata la fase del parto, morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale “Santobono” di Napoli e salvata dai medici di quella struttura.

AGGIORNAMENTO: Il 25 ottobre 2021 il giudice ha assolto con formula piena tutti i 14 medici imputati, ritenendo quale unico responsabile, sulla base di una perizia medico-legale, un altro medico nel frattempo deceduto: leggi qui

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