Aversa, al CoderDojo le nuove generazioni allenano la mente

di Redazione

Aversa (Caserta) – “Sold out” all’inaugurazione del CoderDojo di Aversa, presenti anche il sindaco Alfonso Golia e l’assessore alla Cultura Luisa Melillo che, con l’assessorato all’istruzione, hanno patrocinato l’iniziativa. Non sono mancati i rappresentanti degli sponsor: “Tipografia Bianco” e “Panificio Antico Borgo F.lli Vaia”.

Circa 200 partecipanti hanno affollato gli spazi della sede, l’istituto paritario Santa Caterina, tra dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e bambini, tutti arrivati per testare le tante attività proposte e per capire le finalità di una iniziativa così originale e, a quanto pare, in linea con le esigenze formative dei docenti e non.  Lo ha dichiarato la fondatrice del CoderDojo di Aversa, la professoressa Adele D’Angelo, che ha spiegato, agli adulti intervenuti, quanto “allenare la mente al pensiero computazionale” sia importante per preparare le nuove generazioni ad affrontare anche le sfide quotidiane, che richiedono non necessariamente una preparazione specialistica eccellente, quanto piuttosto una capacità al problem solving. Per far ciò è necessario eseguire una sorta di sezionamento dei problemi apparentemente ostici, in tanti piccoli e semplici step.

Le statistiche, infatti, dicono che, a fronte di ragazzi che si diplomano con il massimo dei voti, pochissimi riescono a superare con lo stesso successo i test di ammissione alle università o concorsi che, alle prove selettive, propongono test di logica. Ciò perché poco avvezzi a cercare soluzioni non immediatamente intuitive ma ragionate e creative. Sì, perché il coding porta alla definizione di soluzioni che fanno appello alla creatività del singolo, pertanto le attività aprono la mente almeno quanto scrivere un tema, disegnare, progettare. A dimostrazione di quanto affermato, le insegnanti del CoderDojo, definite Mentor, hanno invitato bambini e adulti a sfidarsi con attività tutte unplugged, vale a dire che non è stato necessario fare uso di nessun computer, perché alla base di ogni “programma”, c’è un esercizio mentale che nulla ha a che vedere con le tecnologie. Molto interessante il discorso sull’accezione del termine “digitale”, troppo spesso associato al mondo dell’informatica e dei device. Tracce di digitale le troviamo anche nella preistoria!

Non sono mancati effetti sorpresa: al brindisi finale è stata offerta una torta che, attraverso un’applicazione, riproduceva virtualmente sullo schermo del device, un robot programmabile, per l’incanto di adulti e bambini. Un assaggio entusiasmante e promettente, per un luogo che si propone di essere innanzitutto un punto di incontro tra adulti, insegnanti, bambini e ragazzi, che potranno insieme sperimentare il piacere di potenziare le proprie competenze ditali, “divertendosi seriamente”, citando Seymour Papert, padre del costruzionismo nelle teorie dell’apprendimento e famoso per aver sviluppato un linguaggio di programmazione a scopo didattico chiamato “Logo”.

Non l’ennesimo baby-parking, dunque, ma club gratuito dove l’imperativo sarà sperimentare, con uno sguardo lungo che mira ad accorciare le distanze tra generazioni e all’importanza delle interazioni tra giovani sempre più vittime di connessioni che portano all’isolamento e all’uso passivo delle tecnologie, ignorandone le infinite potenzialità per una socialità vera, umana, solidale e virtuosa. IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

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