“La patata te la diamo gratis”, è polemica ad Aversa su pubblicità allusiva

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – «Te la diamo gratis la patata». Una pubblicità con un allusivo doppio senso sessuale per promuovere una nuova braceria nella città di Aversa. Manifesti giganti, formato 6×3, con l’immagine di una donna prosperosa in reggiseno fanno scoppiare la polemica sessista sia sul web che nel mondo della politica locale. I titolari respingono qualsiasi accusa di sessismo e parlano di semplice goliardia, quasi certamente contenti per il risultato di notorietà raggiunto, sulla scia di tante altre attività commerciali che hanno optato per pubblicità piuttosto “spinte” e fondate su doppi sensi.

Nonostante il chiarimento, ha preso il via la “crociata politica” della consigliera comunale del Pd, Elena Caterino, che afferma: «È sconcertante ed inopportuno utilizzare una simile pubblicità sessista come richiamo per vendere un prodotto. Certe allusioni sulla donna condizionano la visione culturale nei suoi confronti e ostacolano il raggiungimento di una vera parità di genere. La donna viene spesso raffigurata semplicemente come un oggetto sessuale, oppure le si attribuisce un carattere frivolo e vanitoso e interessi sciocchi».

«Una posa, un’espressione, – continua Caterino – bastano a colpire l’immaginario sociale, perché un’immagine resta impressa molto più di mille ragionamenti. In questo modo il ruolo femminile resta legato agli stereotipi culturali che ben conosciamo. Nella nostra società si comunica spesso attraverso immagini o scritte allusive perché sanno veicolare in breve e compiutamente dei messaggi ed inducono reazioni emotive importanti. Non sempre però quelle emozioni sono positive, potrebbero anche andare a stimolare immaginari poco equilibrati, con possibili reazioni negative».

«Perciò,  – conclude l’esponente Pd – anche come misura di prevenzione nei confronti della violenza di genere, credo sarebbe opportuno fare pubblicità più sobrie e più legate al reale. Come donna, ancor prima che come figura istituzionale, chiedo un maggior rispetto nei confronti delle donne e delle loro rappresentazioni; ci vuole anche la consapevolezza che la donna è una persona e non un prodotto che si può esibire come si vuole». A condannare questo modo di fare pubblicità anche il sindaco Alfonso Golia.

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