Elezioni 2018: Centrodestra prima coalizione (Lega sorpassa FI), M5S vola, crollo Pd

di Redazione

Un’Italia divisa, con nessuna maggioranza. E’ il quadro che emerge dal voto alle elezioni politiche. Il M5S è la forza politica più votata. Al Senato i pentastellati hanno ottenuto il 31,95% dei consensi. Alle sue spalle, ma molto distanziato, c’è il Pd che si ferma al 19,20%. La coalizione di centrosinistra si attesta al 23,07%. Non contribuiscono più di tanto le liste alleate: +Europa non va oltre il 2,37%, Italia Europa Insieme è allo 0,54%, la lista Civica Popolare Lorenzin allo 0,50% e l’Svp allo 0,43%. A livello di coalizioni è il centrodestra a prevalere, con un risultato complessivo del 37,48%. Il ‘derby’ interno è però stato vinto dalla Lega, con il 17,79%, che stacca Forza Italia (14,46%), Fratelli d’Italia (4,26%) e Noi con l’Italia Udc (1,19%). Deludente il risultato di Liberi e Uguali che con il 3,26% dovrebbe riuscire ad accedere in Parlamento ma con un numero esiguo di seggi. Al di fuori delle coalizioni principali, Potere al Popolo ottiene l’1,07%, Casapound lo 0,8%, il Popolo della famiglia lo 0,7%. Risultati, questi reali, che confermano quanto era stato anticipato da exit poll e proiezioni.

Alla Camera sono sempre i Cinque Stelle a raccogliere la percentuale di voti più alta, con il 32,42%. La coalizione di centrodestra complessivamente arriva al 37%, e anche in questo caso è la Lega al suo interno a prevalere, con il 17,58%, seguita da Forza Italia, che resta ferma al 14,06%, e staccata di tanto Fratelli d’Italia (4,36%) e Noi con l’Italia (1,30%). Anche alla Camera la coalizione di centrosinistra non arriva al 25%, fermandosi al 23,23%, con i Dem al 18,76%, e gli altri partiti che non raggiungono la soglia del 3%: +Europa al 2,56%, Italia Europa Insieme che raccatta uno 0,58%, Svp-Patt lo 0,42% e la Popolaredell’ex ministra alla Salute Lorenzin uno 0,52%. Leu supera invece la soglia, ma di poco: è al 3,35%.

NIENTE MAGGIORANZA – Il quadro politico, come da previsioni, resta dunque incerto. Nessuna coalizione ha raggiunto la soglia del 40% e, qualora i voti reali fossero in linea con gli exit poll, non ci sarà una maggioranza netta in Parlamento. La possibilità di dare vita ad un nuovo governo passerà dunque necessariamente da intese tra forze politiche differenti. Una prospettiva che sembra essere accettata anche dal Movimento 5 Stelle: commentando i risultati, il deputato uscente Alfonso Bonafede, candidato ministro della Giustizia di un eventuale governo pentastellato, ha parlato di “Eisultato straordinario” e fatto notare che “un elemento certo che emerge da questi dati è che il M5S sarà il pilastro della prossima legislatura”. Una dichiarazione che, pur nella rivendicazione della primazia del Movimento, lascia la porta aperta a possibili intese con altre forze politiche. «Italia senza maggioranza» è in ogni caso la lettura che al momento viene data dai media stranieri che stanno seguendo le elezioni italiane.

ELETTORI – Sono oltre 46 milioni, per la precisione 46.604.925, gli italiani chiamati alle urne, fino alle 23, nell’election day del 4 marzo. Eleggeranno 618 deputati e 309 senatori. Le sezioni elettorali sono 61.552. Gli elettori della circoscrizione estero – che hanno già inviato in Italia i plichi di voti e il cui spoglio inizierà sempre alle 23 nel centro unificato di Castelnuovo di Porto – sono per la Camera 4.177.725, per il Senato 3.791.774. Con il voto all’estero saranno eletti rispettivamente 12 deputati e 6 senatori.

AFFLUENZA – Alle ore 23 ha votato il 71,48% degli aventi diritto. Al Senato il 72,01, praticamente in linea con le Politiche del 2013. Alle ore 19, secondo il dato definitivo del Viminale, aveva votato il 58,42% degli aventi diritto (7.958 comuni su 7.958) per la Camera. Nella precedente tornata elettorale del 2013, che però si svolse in due giorni, alla stessa ora si era recato alle urne il 46,8%% degli elettori per la Camera. Alle 12, invece, l’affluenza odierna per le schede gialle relative a Montecitorio nei 7.958 Comuni italiani è stata del 19,43%, come riportano i dati ufficiali del ministero dell’Interno. Anche in questo caso il dato è stato in crescita rispetto alle Politiche del 2013, quando fu del 14,9%.

TAGLIANDO ANTIFRODE, CODE AI SEGGI E SCHEDE ERRATE – Code, ritardi e disagi in molti seggi anche per il debutto del tagliando antifrode. A Roma, Torino, Palermo e in provincia di Alessandria si sono registrati casi di errori nelle schede elettorali, con la sospensione momentanea delle operazioni. Nella Capitale l’errore ha riguardato i nomi dei candidati a Camera e Senato, riportati sbagliati sulle schede, mentre in un collegio vicino alla città piemontese sono arrivate le schede di un altro collegio, quello di Asti, invece che quelle di Alessandria. In entrambi i casi le operazioni di voto sono ripartite regolarmente dopo un po’ di attesa – un paio d’ore nel caso del seggio piemontese. A Palermo l’apertura dei seggi è stata ritardata dopo che nella notte tra il 3 e il 4 marzo sono state ristampate le schede elettorali di 200 sezioni dove, per un errore nella perimetrazione dei collegi da parte del Comune, erano stati inseriti dei candidati di un altro collegio. A Torino, in serata, stop al voto in un seggio della periferia a causa della presenza di schede di un’altra circoscrizione.

GAFFE E FUORIPROGRAMMA DEI POLITICI – Fuoriprogramma e qualche gaffe per i leader politici alle urne. Dopo il voto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dimenticato la carta d’identità al seggio, mentre il segretario del Pd Matteo Renzi si è informato con il presidente di seggio sul meccanismo antifrode utilizzato per la prima volta in questa tornata elettorale. Silvio Berlusconi è stato contestato da una “Femen” a seno nudo al seggio, mentre l’esponente di LeU, Pier Luigi Bersani, ha infilato da solo le schede nelle urne, senza far togliere al presidente di seggio il tagliando antifrode. Il deputato uscente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista si è invece recato nel seggio sbagliato: “Colpa del cambio di residenza”, ha spiegato ai cronisti. Imbarazzo per Mario Draghi per e le dichiarazioni di sua moglie ai giornalisti.

REGIONALI LOMBARDIA E LAZIO – Sempre oggi, nelle Regioni Lombardia e Lazio, si vota per il rinnovo dei Consiglio regionali e l’elezione del presidente della Regione. Domani, lunedì 5 marzo, a partire dalle ore 14, si svolgeranno gli scrutini per le elezioni regionali. Le elezioni nelle due Regioni interesseranno complessivamente 11.889.499 elettori: 7.496.525 in Lombardia, 4.392.974 nel Lazio. Per le Regionali in Lombardia, secondo gli exit poll Rai, Attilio Fontana (centrodestra) al 38-42%; Giorgio Gori (Centrosinistra) è al 31-35%%. Dario Violi (M5s) è al 17-21% e Onorio Rosati (Leu) al 2-4 %. Nel Lazio Nicola Zingaretti (Centrosinistra) è in testa con il 30-34%, mentre Stefano Parisi (Centrodestra) è al 26-30%%. Roberta Lombardi (M5s) è al 25-29% e  Sergio Pirozzi (Lista civica) è al 2-4%.

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