Aversa, arresto don Michele Barone. Il vescovo Spinillo: “Non ero informato di quanto emerso poi dalle indagini”

di Antonio Arduino

Aversa – Premesso che indagato non significa imputato, cosicché eventuali notizie di indagini della magistratura che coinvolgono il vescovo della Diocesi di Aversa, Angelo Spinillo, non possono e non devono essere intese come accuse nei suoi confronti, in merito alla vicenda che vede protagonista don Michele Barone quale autore, secondo il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura di Napoli Nord, di una serie di reati (leggi qui) abbiamo chiesto al vescovo perché la Curia non sia intervenuta prima che scoppiasse il caso avendo lui stesso dichiarato, nell’intervista rilasciata a Pupia, di essere a conoscenza dell’attività di esorcista esercitata senza autorizzazione dal sacerdote perché informato da notizie fornite da fedeli, tant’è che aveva provveduto a richiamarlo, prima in forma ufficiosa, poi in maniera ufficiale, il 19 dicembre, alla presenza di quattro sacerdoti.

Stando così le cose, perché non si è provveduto a prendere un provvedimento subito limitandosi a sospendere il sacerdote solo dopo che la vicenda è diventata pubblica? “Perché al momento dell’intervista non ero informato di quanto emerso dalle indagini di polizia”, ci ha detto il vescovo che ha preferito non andare oltre ricordando che la sua risposta è tutta nel comunicato stampa da noi pubblicato ieri (leggi qui).

IN ALTO LA VIDEO-INTERVISTA AL VESCOVO

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