Evasione fiscale, confiscati beni per 121 milioni a imprenditore torinese

di Redazione

Torino – Riconoscendo la fondatezza degli elementi raccolti nel corso delle indagini svolte dai militari del Nucleo Polizia Tributaria Torino, la Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale ha disposto nei confronti di un imprenditore torinese, G.P., ora in pensione, la confisca di valori mobiliari per un valore di oltre 121 milioni di euro, di cui 110 milioni erano già stati posti in sequestro nel luglio del 2014 e 29 milioni (di cui 18 già sequestrati) sono stati assoggettati a sequestro immediato contestualmente alla confisca.

Il sequestro della ingente somma è stato disposto ritenendo che il proposto, sebbene formalmente incensurato, accanto ai guadagni prodotti legittimamente, abbia accumulato un’enorme e sproporzionata ricchezza attraverso sofisticate operazioni finanziarie e societarie poste in essere con modalità delittuose e fraudolente, ai danni di alcune società.

L’adozione della misura della confisca s’innesta nell’ambito di una complessa attività d’indagine, intrapresa nel corso del 2013, finalizzata all’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell’interessato.

Si tratta di provvedimenti ablativi che possono essere adottati nei riguardi di persone qualificabili come pericolose per la sicurezza pubblica in quanto, per la condotta e il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose, laddove il valore dei beni dei quali la persona interessata possa disporre risulti sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta, ovvero si ha motivo di ritenere che gli stessi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

Le investigazioni sono state preliminarmente sviluppate attraverso l’esame di documentazione acquisita presso Camere di Commercio, società fiduciarie, istituti di credito, Archivio di Stato, Archivio Notarile e Tribunale, al fine di ricostruire la vita professionale e reddituale della persona fisica proposta, individuando le molteplici iniziative imprenditoriali e finanziarie assunte dallo stesso, già partire dagli anni ‘50.

Successivamente, gli accertamenti hanno riguardato le attività economico/commerciali svolte dall’imprenditore che, nel contesto della gestione del gruppo imprenditoriale a lui facente capo, ha posto in essere, nel tempo, sia direttamente sia per interposta persona, condotte tendenti ad eludere/evadere il Fisco.
Il complesso sistema di operazioni individuato (ad esempio, operazioni di leverage buy-out, interposizione fittizia di quote societarie, trasposizione della titolarità dei redditi, ecc.) ha consentito al proposto di accumulare, nel corso di oltre 50 anni, ragguardevoli ricchezze, trasferite all’estero e poi riportate in Italia usufruendo dei cosiddetti “scudi fiscali” del 2003 e del 2009.

La verifica della sussistenza della pericolosità sociale del soggetto è stata accompagnata dallo sviluppo di approfonditi accertamenti patrimoniali, sul conto di persone fisiche e giuridiche, al fine di aggredire i patrimoni illecitamente accumulati.

Tali disponibilità, risultando sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati, unitamente alla qualificata pericolosità sociale, ha quindi permesso al pm Furlan, di richiedere, nel 2014, ai sensi del dettato normativo del “Codice Antimafia”, il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio al medesimo direttamente o indirettamente riconducibile, successivamente accolta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Torino.

Nel disporre la confisca, i giudici hanno confermato la bontà delle ricostruzioni effettuate nel corso delle indagini, ritenendo che il patrimonio del proposto sia stato accumulato anche grazie al frutto di alcune operazioni finanziarie e societarie, essenzialmente finalizzate ad una sistematica evasione fiscale, le quali sono risultate sintomatiche della pericolosità sociale del soggetto all’epoca dei fatti.

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